Ibernazione per viaggi spaziali

Con le missioni Artemis, la NASA punta a far rimettere il piede all’essere umano sulla Luna dopo le missioni Apollo. Ma tutte le agenzie spaziali (e società private) stanno guardando ad andare oltre il nostro satellite naturale e il primo passo potrebbe essere riuscire a posarsi su Marte con una spedizione umana tra qualche decina di anni. Per riuscirci serviranno tecnologie attualmente non ancora sviluppate e molta ambizione.

Una delle problematiche alle quali si può assistere anche nella permanenza a bordo della Stazione Spaziale Internazionale per qualche mese è relativa alle modifiche che avvengono nel corpo dell’essere umano. Ma se per la Luna questo è un problema relativo (ci vuole “solo” qualche giorno per raggiungerla) per arrivare fino a Marte bisognerà che l’astronauta resista qualche anno. Del resto si tratta nel primo caso di arrivare a poco più di 300 mila chilometri, nel secondo invece a oltre 50 milioni di chilometri (se si considera la distanza minima). Per questo l’ESA sta pensando all’ibernazione per cercare di far sopravvivere gli astronauti nel viaggio di andata e ritorno per il Pianeta Rosso.

In un recente studio di tipo Mission Concept and Requirements Assessment (MicRA) dal titolo di “European space agency’s hibernation (torpor) strategy for deep space missions: Linking biology to engineering” si affronta la problematica dell’ibernazione per i viaggi spaziali verso lo Spazio profondo. La strategia messa in campo prevede sia di studiare la parte biologica sia di capire come l’ingegneria potrà aiutare nel compimento di questo prodigio della Scienza. In futuro quello che per ora abbiamo visto solo nei film di fantascienza potrebbe quindi diventare realtà.

Secondo i ricercatori che hanno redatto lo studio per l’ESA (agenzia spaziale europea) si pensa che un astronauta potrebbe avere bisogno di circa 30 kg tra acqua e cibo per due anni per resistere al viaggio per Marte (che comprende andata, permanenza sul pianeta e ritorno). Ma allontanandosi dalla Terra e dal suo campo magnetico bisognerà considerare anche le radiazioni che sarebbero fatali per il corpo umano.

Si sta immaginando la possibilità di ibernare gli astronauti per ridurre il loro metabolismo in un range dal 10% al 20% del normale metabolismo basale di una persona di 75 kg. Questo permetterebbe di diminuire anche il sostentamento. In questa condizione “sospesa” gli astronauti non sentirebbero il peso della noia, della solitudine riducendo l’aggressività. Restare chiusi in uno spazio confinato per anni con le stesse persone potrebbe rappresentare, di fatto, un problema.

I ricercatori si sono ispirati al mondo animale. Gli orsi (Ursus arctos e Ursus americanus) sarebbero il modello più adatto per pensare una strategia di “torpore terapeutico” per gli astronauti. Interessante notare che gli astronauti ipoteticamente sarebbero fatti “ingrassare” prima della partenza permettendogli di avere riserve di grasso corporeo.

Le donne potrebbero essere favorite per via dei diversi livelli di ormoni secerniti. Giocherebbero un ruolo importante gli estrogeni e i livelli più bassi di testosterone che potrebbero migliorare le condizioni dopo il risveglio dal “letargo indotto”. L’ibernazione degli astronauti permetterebbe anche l’attivazione di vie metaboliche (regolazione endocrina del metabolismo del calcio) che potrebbero far mantenere il tono muscolare e la massa ossea. Questo ridurrebbe gli effetti negativi ai quali si assiste anche nelle missioni sulla ISS.

Una delle vie per capire come indurre il torpore in una specie che naturalmente non è predisposta (come l’essere umano) è segnata dalla sperimentazione animale. Nei ratti avviene con l’iniezione di un alcaloide (muscimolo) in una zona del tronco encefalico che porta a una riduzione del battito cardiaco e della temperatura corporea.

A livello ingegneristico quindi si potrebbero pensare delle strutture morbide con ambiente tranquillo, luci soffuse, alta umidità e temperatura di circa -10°C. Lo scopo sarebbe quello di non doverli bloccare con cinture o altro e potrebbero indossare vestiti in grado di non trattenere il calore del corpo. Non mancherebbero poi sensori che monitorerebbero parametri come postura, frequenza cardiaca e temperatura.

Un’idea che era già stata pensata in passato è quello di utilizzare l’acqua come schermatura contro le radiazioni. Questa sarebbe disposta intorno alla camera di ibernazione e potrebbe essere anche impiegata successivamente per altri scopi. Lo stesso torpore terapeutico mostrerebbe capacità di resistenza ai danni da radiazioni. I compiti di gestione della navicella sarebbero affidati invece all’intelligenza artificiale che potrebbe risolvere le anomalie senza intervento umano. Siamo quindi vicini all’ibernazione per gli astronauti? No. Questo studio segna la strada per le future sperimentazioni, analisi e per la fase di progettazione ingegneristica dei supporti vitali. Sembra comunque promettere un futuro molto reale e non fantascientifico.

Astronomia 3

…siamo soli nell’universo?

Esattamente nel giorno in cui viene data conferma della scoperta della prima luna in rotazione attorno ad un pianeta extrasolare, posto la prima foto della sonda NASA “TESS” la cui missione è di sostituire Kepler nell’affascinante lavoro di censimento e scoperta di nuovi mondi.

La foto è scattata per testare il buon funzionamento dei 4 sistemi di rilevazione, e come risultato credo che non sia affatto cattiva 😀

Inutile dire che ogni puntino bianco è un corpo astrale realmente esistente, rappresentazione di quello che può esserci in una piccola porzione di cielo a noi pressochè invisibile a occhio nudo.

Navi Generazionali e Elite Dangerous

Parlare di navi generazionali è come narrare la storia degli avventurieri che per primi si lanciarono nel vuoto cosmico con vascelli di gran lunga più primitivi rispetto a quelli di cui godono i giocatori di Elite Dangerous nel 34° secolo.

Nella timeline di Elite Dangerous (che va da oggi all’anno in-game del 3303), i secoli tra 2200 e 2700 vengono considerati come il ‘periodo d’oro’ per l’esplorazione nonostante la tecnologia fosse primitiva per gli standard del 34° secolo, senza comunicazioni FTL (faster than light, ovvero più veloci della luce), senza iperspazio, con armi primitive e dure condizioni di vita.

un ipotetica Nave Generazionale per Elite Dangerous?!

Facciamo qui riferimento ad una componente importante per tutta la Fantascienza, da cui Elite ha preso spunto abilmente… le mitiche astronavi generazionali. Ma di cosa si tratta? Potremmo un po’ definirla come un’arca di Noè spaziale in grado di svolgere viaggi interstellari a velocità sub-luce e in grado di sostentare l’equipaggio e se stessa (ad esempio rimarrebbe il problema del propellente necessario..) per intere generazioni poiché questi viaggi potrebbero durare secoli.

Per assicurare la varietà genetica nel corso di un viaggio di diversi secoli (e quindi non avere decadimenti e anomalie genetiche) una nave generazionale dovrebbe ospitare almeno 500 individui (o una banca del seme). La nave dovrebbe inoltre disporre al proprio interno di una biosfera quasi completamente autosufficiente, in modo da produrre cibo, acqua ed un’atmosfera respirabile a sufficienza per tutti i suoi occupanti. Dovrebbe infine essere dotata di sistemi elettronici straordinariamente affidabili, in grado di resistere all’usura del tempo e di non danneggiarsi in maniera irreparabile nonostante l’uso continuo, oppure tali da essere riparabili anche con il semplice intervento degli abitanti della nave. (Si veda ad esempio dal recente film Passengers da noi recensito qui)

Nella Fantascienza è stato utilizzato come tema tipico quello dei discendenti dei primi occupanti di una simile nave che perdono la memoria storica della propria missione e ritengono che l’interno dell’astronave costituisca l’intero universo conosciuto e a tal riguardo consigliamo i romanzi del ciclo Universo (o “Orfani del cielo”) del 1941, capostipiti del genere. Poi va citata sicuramente la serie Rama (1973-1993) di Arthur C. Clarke (il mitico autore di 2001: Odissea nello spazio) dove appunto l’astronave Rama possiede un vero e proprio habitat con tanto di valli e mari interni sostenuti unicamente dalla forza centrifuga dovuta alla rotazione della sua enorme massa cilindrica…


Questo per quanto riguarda la Fantascienza scritta, ma gli esempi anche nella filmografia non mancano, anche nella nostra serie preferita, infatti, va ricordato un episodio della serie classica di Star Trek dal titolo “Ho toccato il cielo” oltre a due episodi della serie Star Trek: Voyager (“La malattia” e “La profezia”); e infine l’anime giapponese Last Exile.

Ma non solo Fantascienza: anche la NASA qualche anno fa dichiarò di essere intenzionata a studiare motori e navi in grado di svolgere viaggi interstellari di sola andata…Se ci pensiamo oggi, dalla scoperta recente di Trappist 1 (disponibile anche nella beta 2.3 di Elite Dangerous col nome Core Sys Sector XU-P A5-0), a “soli” 39 anni luce da noi, con il miglior motore per razzi spaziale disponibile (New Horizon che viaggia a 14,3Km/S), è stato calcolato ci vorrebbero 817 MILA anni per raggiungerlo (senza calcolare la decelerazione)… Insomma mi sembra ancora un po’ troppo presto per avventurarsi in questo progetto ma nel caso potrei farci un pensierino! 🙂

Ora che abbiamo capito cosa è una nave generazionale vorrei stravolgere un po’ il punto di vista e il sistema di riferimento a cui si è abituati: è interessante notare infatti che gli stessi pianeti popolati da esseri viventi potrebbero essere considerati una sorta di nave generazionale; questo concetto viene denominato come “Astronave Terra”.

Ma torniamo a Elite Dangerous, perché sarebbero così importanti queste navi?

Molte migliaia di navi generazionali avrebbero lasciato la Terra dalla fine del 21° secolo (la prima nel 2097), ma sembra che la preparazione al lancio nello spazio non fosse ben regolamentato. Molti non erano così preparati come avrebbero dovuto essere. In quei giorni la comunicazione più veloce della luce non esisteva e molti di quei potenziali coloni affrontavano da soli rischi terribili, viaggiando migliaia di anni luce nel vuoto, non diversamente da quanto accadeva alle carovane o alle navi che attraversavano continenti e mari nei secoli prima di loro. Le registrazioni indicavano che circa 70.000 di queste navi generazionali furono inviate nello spazio profondo.

Alcuni ebbero successo e fondarono nuovi mondi. Ma la maggior parte non lo furono altrettanto. Mentre alcuni riuscirono a tornare sulla Terra con i racconti delle loro avventure.

Molti quindi si sono persi nello spazio profondo, con la carcassa morta della loro nave che li trasporta su una traiettoria quasi infinita (nel vuoto ci si continua a muovere per inerzia una volta data una certa accelerazione) sempre più profondamente nello spazio. Altri sono riusciti a trovare una nuova Terra e sono sopravvissuti per molti decenni prima di essere sopraffatti da qualche disastro locale.

Alcuni potrebbero essere ancora vivi, ma limitati nelle comunicazioni, poiché la loro attrezzatura è divenuta obsoleta nel corso dei secoli. Diciamo che sono scomparsi senza lasciare traccia, ma è pur sempre possibile trovare qualche traccia di loro se sono ancora là fuori…

Alcuni sono nella loro 30a generazione. Si tratta di quelli che sono ancora sulla rotta programmata e viaggiano nel ‘normale’ spazio, a velocità relativistiche (più basse di quella della luce).

Comunemente questi viaggiatori sono noti come “The Missing” (i dispersi).

È interessante notare che, se si fanno quattro conti, scoprirete che a causa delle velocità relativistiche, il tempo a bordo delle navi generazionali sono in realtà compressi per gli occupanti. Un ulteriore risultato di osservazione di questa conclusione è che molte delle navi dovrebbero raggiungere le loro destinazioni proprio intorno all’anno 3300 se si assume che sono state puntate verso stelle a meno di 100 anni luce (ciò risulta plausibile per la tecnologia tra il 21° al 24° secolo). La distanza massima che potrebbero realisticamente viaggiare sarebbe intorno ai 1.000 anni luce (ma probabilmente molto meno); in questo modo le navi e la civiltà che ne è scaturita (sempre ce l’abbiano fatta) dovrebbero essere facilmente raggiungibili dagli esploratori attuali di Elite Dangerous.

Di più non si sa al momento, ma questo rimane uno dei misteri più intriganti in merito alla storia di Elite. Aspettiamo di saperne di più da qualche esploratore archeologo-spaziale! Nel frattempo se capite l’inglese vi consiglio questi due video ben fatti che descrivono la storia dei misteriosi “missing”!

Fly safe Commanders!

Noi ed Elon Musk

Il CEO di SpaceX, Elon Musk, ha annunciato che hanno in programma di inviare due privati ​​cittadini intorno alla Luna.

 

Sarà una missione privata con due clienti paganti, e non astronauti della NASA, che si sono avvicinati alla società. I passeggeri sono “molto seri” nei confronti di questo viaggio e hanno già pagato un “deposito significativo”, secondo Musk. Il viaggio intorno alla Luna durerebbe circa una settimana: fino a sfiorare la superficie della Luna, poi verso lo spazio profondo, per poi fare un anello sulla Terra – raggiungendo una distanza tra circa le 300.000 e le 400.000 miglia.
Il piano è quello di fare la missione nel quarto trimestre del 2018 a bordo della sonda con equipaggio Dragon, con il razzo Falcon Heavy, che è chiamato a svolgere il suo lancio inaugurale questa estate. Naturalmente, Musk è ben noto per le sue scadenze non realistiche – nel 2011, aveva promesso di portare le persone nello spazio in soli tre anni. Nel frattempo, il lancio del Falcon Heavy è stato originariamente previsto per il 2013 o il 2014, ma è stato più volte rinviato fino a quest’anno.
Le due persone che partiranno nel viaggio, non sono state nominate, ma già si conoscono. Inizieranno la formazione iniziale per il viaggio entro la fine dell’anno. Musk ha rifiutato di commentare il costo esatto del viaggio, ma ha detto che era “comparabile” o un po’ più del costo di una missione con equipaggio per la Stazione Spaziale Internazionale. Per capirci, un biglietto sul razzo russo Soyuz costa alla NASA circa $ 80 milioni.

Musk ritiene che queste missioni private potrebbero essere un “importante fonte di entrate” per la società e si aspetta di averne almeno una o due all’anno, e che possibilmente costituiscano dal 10 al 20 per cento delle entrate SpaceX.

Un permesso dalle Nazioni Unite non sarà necessario, secondo Musk, anche se la missione dovrà essere autorizzata dalla Federal Aviation Administration.

Questo annuncio arriva quando la NASA stava pensando a una missione simile. L’agenzia stava considerando di portare degli astronauti sul primo volo del suo prossimo grande razzo, lo Space Launch System (SLS). Il piano per la NASA era di inviare lo SLS per la prima volta, senza equipaggio a bordo, nell’autunno del prossimo anno. Ma una nota inviata ai dipendenti della NASA all’inizio di questo mese ha mostrato che l’agenzia stava pensando invece di fare il primo volo della SLS con una missione con equipaggio. Quel volo avrebbe avuto un equipaggio attorno alla Luna, facendo così eco ai piani della missione lunare di SpaceX.

“E ‘un momento particolarmente opportuno per annunciare questa missione essendoci una nuova amministrazione alle prese con i piani per la NASA” dice a The Verge, Phil Larson, ex consigliere spaziale per il presidente Obama ed ex rappresentante di SpaceX,  “Abbiamo visto tutti i rapporti del team NASA guardando le opportunità per la Luna, e l’annuncio da parte della NASA che stanno studiando in movimento [Exploration Mission 2] con Orion e SLS va a mostrare che la nuova squadra sta guardando a nuovi modi per fare le cose nello spazio. non so se sono alla ricerca di questo tipo di collaborazione o no, ma presenta una nuova opportunità per loro che una società privata per fare qualcosa di simile “.

Musk ha messo in chiaro che la NASA avrà in ogni caso la precedenza in ogni missione di orbita lunare. “Se la NASA deciderà che questo tipo di missioni deve essere svolta da loro, avranno la priorità”.

SpaceX ha già sviluppato il Dragon Crew per trasportare persone per la NASA, come parte del programma Crew commerciale dell’agenzia. Si tratta di una iniziativa che ha riunito due società private – SpaceX e Boeing – con veicoli in via di sviluppo che possono portare le persone da e per la Stazione Spaziale Internazionale. NASA si è congratulata con SpaceX per “essere stata la migliore”, come pubblicato on-line. “Lavoreremo a stretto contatto con SpaceX per garantire il rispetto degli obblighi contrattuali di sicurezza per restituire il lancio di astronauti sul suolo degli Stati Uniti e continuare a fornire con successo rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale.”

La società prevede di inviare una missione (automatizzata) con il Dragon sulla cima di un Falcon 9 verso la ISS entro la fine di quest’anno. Quindi l’obiettivo è quello di volare un’altra missione di sei mesi più tardi con un equipaggio della NASA. Sei mesi dopo, se tali missioni andranno come previsto, due persone voleranno attorno alla Luna. Questi clienti paganti “sono ben consapevoli dei possibili rischi,” dice Musk. “Stiamo facendo tutto il possibile per ridurli al minimo, ma non saranno mai pari a zero.”

L’equipaggio della Dragon, che non ha ancora volato, opererà in modo autonomo per la maggior parte del volo. Se c’è una situazione di emergenza, i passeggeri avranno probabilmente bisogno di intervenire, ma “il tasso di successo è molto alto”, dice Musk. Ci saranno cambiamenti al sistema di comunicazione del Dragon, in gran parte per consentire la comunicazione con lo spazio profondo.

Volete sapere chi sono i due clienti paganti ?

Volete sapere quali sono i progetti futuri di Elon? Cliccate quì!

Juno & Jupiter

Beh, a quanto sembra la sonda Juno ce l’ha fatta (o meglio, le persone che l’hanno progettata, costruita, lanciata nello spazio, seguita per 5 anni…)

Juno è una missione della NASA che studierà il campo magnetico di Giove attraverso una sonda che manterrà una orbita polare. È stata lanciata il 5 agosto 2011 a bordo di un razzo Atlas V dalla Cape Canaveral Air Force Station, in Florida. Il 5 luglio 2016 è arrivata a destinazione ed è previsto che concluda la sua missione nel febbraio 2018.

I suoi obbiettivi principali sono quelli di analizzare la struttura e la dinamica generale del pianeta attraverso la misurazione della massa e delle dimensioni del nucleo, dei campi gravitazionale e magnetico; Inoltre misurerà la composizione dell’atmosfera gioviana (in particolare le quantità di gas condensabili come H2O, NH3, CH4 e H2S), il profilo termico, il profilo di velocità dei venti e l’opacità delle nubi a profondità maggiori di quelle raggiunte dalla sonda Galileo; L’analisi di queste informazioni ci permetterà di avere una maggiore comprensione sulla creazione del nostro sistema solare.

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Inoltre Juno ci invierà delle foto a distanza ravvicinata di Giove, ma solo dopo il 27 Agosto. Ricordiamoci che al momento ci vogliono quasi 50 minuti perchè un segnale raggiunga la sonda. Per capirci meglio (e per farci capire ai nostri lettori appassionati di Elite Dangerous) Juno è a 50 minuti/luce dalla Terra.

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Ecco la traiettoria seguita dalla Sonda per mettersi in orbita attorno a Giove.

Oltre ad un set di strumenti scientifici all’avanguardia, la sonda porta con sé anche una placca dedicata a Galileo Galilei, fornita dall’Agenzia Spaziale Italiana. Questa è una copia in alluminio dell’originale manoscritto in cui Galileo ha descritto per la prima volta le quattro lune galileiane di Giove. Oltre a questo porta anche tre figurine LEGO, che rappresentano Galileo, Giove e sua moglie Giunone (Juno). Le tre figurine sono state costruite in alluminio invece della solita plastica dei LEGO per permettere loro di durare a lungo durante il volo spaziale.

Già, ma perchè Juno (Giunone) ? Secondo la mitologia Greca, osservando dal Monte Olimpo, Giunone è riuscita a guardare attraverso le nubi e capire la vera natura di suo marito (Giove).

La sonda Juno spera di riuscire a fare lo stesso con il più grande gigante gassoso del Sistema Solare.

Questo è il video di presentazione della missione: nota bene, non si tratta di una simulazione.. sono foto scattate dalla sonda e montate in sequenza. Per la prima volta si ha un filmato del moto dei satelliti di Giove preso nell’arco degli anni!!

Per chiudere in bellezza… sappiate che la NASA ha già divulgato l’informazione che NON sono presenti dei monoliti neri, nelle vicinanze di Giove! 🙂

il primo Spazioporto tutto italiano!

Oggi vi riportiamo la notizia di pochi giorni fa divulgata dalla ASI (qui l’articolo originale), per cui si sarebbe in procinto di creare il primo spazioporto italiano…

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L’idea è quella di realizzarlo in una località del Meridione o del Centro Italia, ma per ora i due potenziali luoghi sono avvolti dal mistero. Ma, in realtà a cosa servirà uno spazioporto? Semplice… sarà la struttura da dove un giorno partiranno i turisti dello spazio ma non solo a quanto pare, infatti, due anni fa l’astronauta italiano Roberto Vittori aveva annunciato la collaborazione tra l’Enac e la Federal Aviation Administration sui voli commerciali aerospaziali. L’obiettivo dichiarato era quello di: «Avviare la sperimentazione di navette spaziali suborbitali anche per il trasporto merci e passeggeri per abbattere notevolmente i tempi di collegamento tra Stati Uniti e altri continenti».

E ora, a 24 mesi di distanza, l’Italia continua nel suo sogno con un altro progetto che vede ancora insieme l’Ente Nazionale Aviazione Civile (ENAC), l’Agenzia federale degli Stati Uniti per l’Aviazione (FAA) ma anche l’Agenzia spaziale (ASI) unite nell’idea di progettare la struttura in grado di supportare i voli suborbitali del futuro, capaci cioè di collegare, ad esempio, Roma e New York in un’ora, ma soprattutto creare un vero e proprio polo del turismo spaziale del futuro… Sarebbe un sogno anche per noi Spacejokers! Ma chissà se con i nostri tempi italiani, biblici, riusciremo a godercelo?!

Tornando ai fatti: il presidente Roberto Battiston dell’agenzia spaziale italiana ha dichiarato: “…crediamo che tali obiettivi per quanto ambiziosi siano perseguibili, in un contesto di collaborazione pubblico-privato, facendo passi in avanti sulla base di concrete pianificazioni pluriennali. Non vogliamo realizzare una semplice pista d’atterraggio, una cattedrale nel deserto, ma un luogo dove partano e arrivino navicelle spaziali, per quello che sarà il turismo spaziale o base di lancio per la messa in orbita bassa di nanosatelliti». (da CMDR Wolf974: magari si potranno noleggiare gli spazi per i nostri Cobra MK3!)

I fruitori di questa struttura quasi sci-fi sono già stati individuati: Nasa, Virgin Galactic, Blue Origin, Bigelow AerospaceSpace X e Orbital Atk… almeno per ora…ma siamo sicuri che altri ne verranno!

Insomma Battiston è convinto (non solo lui ma anche noi) che il futuro più prossimo passerà dal volo spaziale turistico e candida l’Italia ad ospitare un sito ad hoc, affermando: “Questo nuovo mercato ha bisogno di zone dove poter garantire l’atterraggio dei veicoli spaziale in varie parti del mondo, spazioporti che compongano quella rete necessaria per il successo di tale mercato. L’Italia, per motivi climatici, per il bel tempo che ci permette visibilità, perche siamo circondati dal mare, offre zone sono più adatte a partire e atterrare, con meno rischio ambientale. Sono caratteristiche che rendono il nostro Paese interessante per un spazioporto».

Da quanto sembra, questo accordo rientra nelle politiche di sviluppo economico derivanti dalle attività spaziali (la cosiddetta Space Economy), che il nostro paese sta portando avanti mediante l’ASI. Da notare che siamo il primo paese in Europa a siglare una collaborazione per questo genere di progetto.

Anche se in realtà, nel mondo esistono altre strutture come questa ma sono ancora tutte in fare si realizzazione o progettazione: la prima è proprietà della Virgin Galactic e si chiama Spaceport America e si trova nel New Mexico. Sarà il primo spazioporto al mondo destinato ad essere il trampolino di lancio per i voli spaziali commerciali. Un progetto da 209 milioni di dollari ancora in fase di completamento ma già fruibile per le prove della navetta Space Ship Two della Virgin Galactic del miliardario sir Richard Branson.

Nel frattempo vi ricordiamo che recentemente la NASA ha pubblicato alcune locandine (si veda anche il nostro articolo riguardo a Marte) dove si spiana il terreno verso l’esplorazione e il turismo spaziale… Le aurore su Giove? La visione mozzafiato sugli anelli di Saturno? La scoperta degli oceani ghiacciati su Titano? Niente paura, l’agenzia di viaggio ha già pronti i dépliant: di seguito infatti eccovi altre locandine turistiche dei futuri viaggi turistici nello spazio… Non vi resta che chiedere i prezzi… ma temo che non saranno in Crediti virtuali come nei migliori videogame spaziali (nd. Elite Dangerous…)

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NASA – We need you for Mars

Bene, a quanto pare la NASA ha iniziato una “campagna pubblicitaria” di tutto rispetto per la colonizzazione di Marte. “Let’s go grab Mars” (andiamo a prenderci Marte, come dicono gli ammmerigani, a volte sbagliando obbiettivo).

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Uopsss.. !!

In fondo noi Spacejokers, dall’alto dei nostri anni di esperienza fantascientifica, guardiamo ancora a Marte come al pianeta del mistero, da dove arriveranno (un giorno) i Thargoi…ehm.. i marziani, gli uomini verdi, speriamo con intenzioni pacifiche.

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Appunto.

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Dicevamo.

Ah si, noi Spacejokers abbiamo anche finanziato, con i nostri sudatissimi risparmi, un progetto privato di colonizzazione del pianeta rosso, denominato Mars One. Insomma, Marte è di moda, Curiosity lo sta esplorando e a breve le navi della Costa Crociere saranno libere di naufr.. navigare nei canali marziani.
Marte è fashion.
Marte è cool.
Senza ulteriore indugio vi mostriamo i poster della NASA. (Cliccateli per vederli in tutta la loro gloria.)

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E con questo “We need you!”, vi salutiamo. Nano-nano.

P.S.
C’è acqua su Marte!

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un progetto di motore ad antimateria su Kickstarter

Ancora una volta sentiamo annunci sensazionali a riguardo di presunte scoperte sul famigerato motore a curvatura (simile a quanto noi cultori di Star Trek ben conosciamo)… Cosa ci sia di vero non si sa realmente, ma negli ultimi anni pare che la comunità internazionale di fisici si stia sempre più cimentando nel trovare un modo di viaggiare nello spazio in modo rapido e con un efficienza energetica notevole.

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Ecco quindi la notizia di poche ore fa: un progetto su Kickstarter per avviare lo sviluppo di questo genere di propulsore simile dovrebbe prendere il via il prossimo mese: servono 200mila dollari per testare la fattibilità del progetto e attirare altri 100 milioni di dollari di investimenti, con cui realizzare un prototipo nel giro di 20-30 anni… Quando il progetto partirà noi Spacejokers valuteremo di partecipare alla realizzazione, per quanto solo nel nostro piccolo…

Secondo i fisici Gerald Jackson e Steven Howe, fondatori della Hbar Technologies, la soluzione esiste, ed è anche a portata di mano: un motore ad antimateria, che permetterebbe di raggiungere la stella più vicina al nostro pianeta con un viaggio di circa dieci anni. Quello che manca, spiegano i due scienziati (fonte: Forbes,) non è tanto la tecnologia, che potrebbe essere pronta nel giro di 20-30 anni, ma i soldi per portare avanti il progetto. Per trovarli, i due fisici hanno appunto deciso di lanciare un Kickstarter.

Per capire di cosa parlano i due scienziati bisogna innanzitutto capire il concetto di antimateria: materia costituita da antiparticelle, ovvero particelle con massa uguale a quelle normali, ma con carica opposta. Quanto atomi di materia e antimateria entrano in contatto si annichiliscono, e rilasciano enormi quantità di energia. È quest’energia che secondo i due scienziati (e secondo anche le teorie alla base della Fisica di Star Trek) potrebbe essere imbrigliata per spingere una nave spaziale a velocità oggi impensabili.

Il motore spaziale pensato dai due scienziati sfrutterebbe l’antimateria per indurre una fissione nucleare all’interno di una piccola riserva di uranio, da cui verrebbero prodotte due sotto-particelle (o meglio nuclidi) che dovrebbero viaggiare in direzione opposta: una verso la prua della nave, e una verso la coda. Una speciale vela di carbonio e uranio posta sulla parte frontale assorbirebbe quindi l’energia del primo nuclide, mentre il secondo produrrebbe una spinta sfuggendo in direzione opposta al moto della nave (come nel caso dei propellenti tradizionali). Il risultato sarebbe una spinta stupefacente che combina l’energia cinetica dei due nuclidi, e che permetterebbe di raggiungere una velocità pari al 40% di quella della luce. E quindi (purtroppo!) siamo ancora distanti dalle velocità del motore a curvatura ipotizzato in Star Trek.

È per testare l’efficacia di questa spinta che la Hbar Technologies ha bisogno dei 200mila dollari che spera di raccogliere con una campagna su Kickstarter. Dimostrata le possibilità teoriche offerte dal loro motore, Jackson e Howe sperano di attirare l’attenzione della Nasa e di altre istituzioni capaci di finanziare la realizzazione di un prototipo vero e proprio: impresa che secondo i loro calcoli costerebbe almeno un centinaio di milioni di dollari. (proprio noccioline eh…)

I problemi da risolvere per arrivare ad un prototipo in effetti sono ancora molti. Per prima cosa, il carburante: un motore ad antimateria richiederebbe molto meno propellente di un dispositivo chimico o nucleare: circa 17 grammi di anti-idrogeno per un viaggio in direzione della stella più vicina al nostro Sistema Solare. Con le tecnologie attuali però, l’antimateria avrebbe un costo spropositato: stimati in circa 100 miliardi di dollari per ogni grammo della sostanza. Contenere l’antimateria inoltre è attualmente impossibile, perché come abbiamo accennato viene annichilita al primo incontro con un atomo di materia normale. E al mimino incidente, le conseguenze sarebbero drammatiche: un grammo di antimateria infatti può creare una potenza distruttiva pari a quella di una bomba atomica… (e considerato che il CERN di Ginevra non è tanto lontano, c’è da stare allegri!)

Non è la prima volta tuttavia che sentiamo annunci così sensazionali..: l’anno scorso un altro fisico indipendente si scagliò contro la NASA e proclamò che il motore a curvatura che ci avrebbe fatto andare più veloce della luce era solo questione di finanziamenti…. qui l’articolo: http://motherboard.vice.com/it/read/il-fisico-che-sta-costruendo-un-motore-a-curvatura-dal-garage-di-casa

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Teoria di funzionamento del campo di curvatura necessario a deformare lo spazio circostante e così muovere la navicella

Eppure, a oggi, la NASA, pur svolgendo ricerche in tal senso, non si è ancora sbilanciata. Certo è che il 2063 di Zefram Cochrane non è poi così tanto lontano…

la prima navicella a propulsione a curvatura secondo l'universo di Star Trek: costruita sulal base di un missile nucleare creato per la guerra e che invece porterà a un era di pace... (Fonte: Star Trek: Primo Contatto)

Disegno della Phoenix: la prima navicella a propulsione a curvatura secondo l’universo di Star Trek. Costruita sulla base di un missile nucleare creato per la guerra e che invece porterà a un era di pace… (Fonte: Star Trek: Primo Contatto)

 

Gravity [Recensione]

Ieri ho approfittato del fatto che andasse in onda per la prima volta Gravity sulla Tv generalista e mi sono finalmente deciso a vederlo… Al cinema mi era sfuggito ma, a dire il vero, col senno di poi, non mi sono poi perso un gran chè! ma come? mi direte: “ha vinto un sacco di Oscar ed è stato il film più discusso nel 2013/14!”… beh che dire tutto questo gran parlare aveva montato in me una serie di aspettative che sono state in gran parte deluse… Ma andiamo con ordine e veniamo al film così che io vi possa esporre le mie teorie…

GRAVITY

Inanzitutto la trama giusto per capire di cosa stiamo parlando (attenzione agli spoiler per chi non lo avesse ancora visto): questa è piuttosto semplice e segue per tutto il film le vicende della dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock), un ingegnere biomedico alla sua prima missione in orbita, al lavoro con il collega Matt Kowalsky (George Clooney) intorno al telescopio spaziale Hubble, che ha bisogno di alcuni lavori di manutenzione. Da lì a poco, dalla Terra viene segnalato che un missile russo ha distrutto un vecchio satellite.., purtroppo per loro i detriti crati nell’esplosione hanno creato una sorta di reazione a catena con tutti i satelliti in orbita andando di conseguenza a distruggerli e creando così altri detriti. Questio detriti ad alta velocità, come se non bastasse, si stanno avvicinando molto veloci a Hubble. I due astronauti così cercano di tornare nello Shuttle che li ha trasportati in orbita, ma non ce la fanno e vengono investiti dai detriti, che distruggono l’astronave e causano la morte degli altri astronauti a bordo. Stone e Kowalsky (che qui non è un pinguino parlante!) raggiungono a fatica la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che ha subìto seri danni, e in seguito Kowalsky si sacrifica per consentire alla collega di sopravvivere. Stone parte dalla ISS con una navetta russa e raggiunge una stazione spaziale cinese, da lì organizza il suo rientro sulla Terra tra altre difficoltà e colpi di scena.

Il film ha giustamente ricevuto critiche molto positive per al regia (niente da dire, alcune riprese ti tengono col fiato sospeso) e per i suoi effetti speciali spettacolari e i panorami della Terra osservata dall’orbita, utilizzando immagini della NASA e di altri enti spaziali, mentre ha sollevato qualche perplessità tra astrofisici e appassionati di Spazio per alcune licenze scientifiche che si è preso, come quelle che di seguito vedremo assieme. (va detto, tuttavia se avessero considerato queste restrizioni, lo stesso film non avrebbe avuto più ragione di esistere e sarebbe stato un puro e, forse noioso, documentario scientifico)

Inanzitutto la gravità: proprio sul tema che dà il titolo al film ci si è un po persi dal punto di vista scientifico: In Gravity i protagonisti si spostano utilizzando i razzi sui loro jet pack in modo lineare, dando l’idea che ci si possa spostare da un’orbita all’altra (quindi variare la propria distanza verticale dalla Terra) con relativa facilità. Come aveva spiegato l’astronomo Phil Plait su Slate, le cose funzionano diversamente e sono molto più complicate (qui vi riportiamo le traduzioni riprese da ilpost.it:

Gli oggetti in orbita intorno alla Terra si muovono ad alta velocità, molti chilometri al secondo, per restare nella loro orbita. Se vuoi andare da A a B non puoi solo trovarti nel posto giusto al momento giusto; devi anche avere stesse velocità dei due punti. Se i due oggetti si trovano in orbite diverse, questo rende tutto più difficile. La velocità orbitale dipende dall’altitudine, quindi gli oggetti a differenti altezze si muovono a velocità ampiamente diverse tra loro, aggiungendo centinaia se non migliaia di chilometri all’ora. Le orbite possono essere anche inclinate tra l’una e l’altra, rendendo ancora più difficile trovare la giusta direzione. Le forme stesse delle orbite possono essere diverse, complicando ulteriormente le possibilità di un corretto incontro.

Il telescopio spaziale Hubble, che negli ultimi 25 anni ci ha permesso di vedere meglio lo Spazio senza le interferenze dell’atmosfera terrestre, ha un’orbita superiore rispetto a quella della ISS di almeno 200 chilometri: ne consegue che la sua velocità è di circa 100 metri al secondo più lenta rispetto a quella della Stazione. È quindi impossibile che un jet pack (se non fantascientifico) permetta di raggiungere velocità di manovra compatibili con un avvicinamento dal telescopio alla ISS. La NASA ha in effetti sperimentato nello spazio un jet pack, ma non certo con l’autonomia e le capacità di quelli utilizzati nel film.

Per non parlare poi delle orbite diverse: L’orbita di Hubble è inclinata di meno di 30 gradi rispetto all’equatore terrestre, mentre quella della ISS è intorno ai 52 gradi. Questo significa che vanno in direzioni diverse, cosa che complica ulteriormente la possibilità di saltare da una all’altra a una velocità intorno ai 400 chilometri orari con un jet pack. E non sarebbe praticabile nemmeno il salto dalla ISS alla stazione spaziale cinese utilizzando una navetta Soyuz, come fa Stone per cercare di mettersi in salvo: l’orbita della ISS è inclinata diversamente rispetto alla base cinese e non basterebbero i retrorazzi della Soyuz (che esistono davvero e servono per attutire il colpo con il suolo al suo rientro sulla Terra) per farcela.

GRAVITY

Ma diciamo che sui primi due esempi potremmo sorvolare non essendo noi degli scienziati ma solo dei poveri SpaceJokers! 🙂 Tuttavia c’è una scena che ho notato e mi ha fatto subito arricciare un sopracciglio “modello Spock”! In questa scena, che dovrebbe essere una delle più emozionanti del film, la Stone e Kowalsky sono collegati da un cavo e cercano di trovare un appiglio per agganciarsi alla ISS e fermarsi, dopo essersi spostati a grande velocità dal punto in cui si trovavano vicino ad Hubble. Dopo svariati tentativi, una gamba di Stone si impiglia in un filo dei paracadute della Soyuz, che si sono aperti in seguito al forte impatto dei detriti dei satelliti con la ISS, cui la capsula spaziale russa è collegata. È una presa molto precaria anche perché all’altra estremità c’è Kowalsky con il cavo che lo collega a Stone. Per permettere a Stone di salvarsi, Kowalsky scollega il cavo e viaggia alla deriva nello Spazio… Sarebbe molto emozionante se non fosse per il risolino sotto i baffi di Clooney che proprio non riesco a sopportare: troppo superficiale e superiore per essere un astronauta veritiero rispetto alle circostanze. Comunque è pur sempre una scena bella dal punto di vista della tensione che genera nello spettatore ma scientificamente non regge. Quando la gamba di Stone si incastra, si vede chiaramente che i due astronauti hanno smesso di muoversi (in termini relativi). La loro velocità relativa è quindi pari a zero: non stanno andando da nessuna parte. Sulla Terra se uno scalatore perde la presa può trascinare verso il basso anche il suo compagno che si trova più in alto, proprio per via della forza di gravità, ma in orbita le cose vanno diversamente: Stone avrebbe potuto salvare Kowalsky semplicemente tirando verso di sé il cavo che la collega al suo “collega”. Quì CMDR Nijal.. mi ricevete Houston ? Tanto per aggiungere la mia.. inizialmente credevo che fosse la forza di gravità terrestre a trascinarlo via, ma dato che entrambi viaggiano di fianco alla ISS (quindi la loro velocità relativa è simile a quella della stazione che è in orbita) non si tratta di questo. Inoltre mi sarei aspettato, subito dopo che Kowalsky si sgancia, di vederlo sparire, attratto da questa misteriosa forza.. e invece resta lì sospeso nello spazio.. la forza che lo stava risucchiando via è sparita..

Clooney sgancia la sua tuta per "salvare" la collega da una spinta che li distanzierebbe dalla ISS... spinta che in teoria non ci sarebbe...

Kowalsky sgancia la sua tuta per “salvare” la collega da una spinta che li distanzierebbe dalla ISS… spinta che in teoria non ci sarebbe…

Infine altre piccole disattenzioni dal punto di vista scientifico, un esempio su tutti le lacrime: dopo tutte le peripezie e avere perso Kowalsky, Stone nella Soyuz ha comprensibilmente un crollo e si mette a piangere. Le sue lacrime, in parziale assenza di gravità, iniziano a galleggiare nell’abitacolo della capsula creando un effetto molto suggestivo ma in realtà le lacrime dovrebbero restare attaccate al corpo per via della sua tensione superficiale (così come mostrato dall’astronauta Chris Hadfield sulla Stazione Spaziale Internazionale, si veda foto). Anche in questo caso è quindi una licenza per rendere più coinvolgente ed emozionante il film.. ce ne erà bisogno?

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Chris Hadfield mostra le lacrime che in assenza di gravità restano incollate alla sua faccia

Ma torniamo al principio del mio articolo: le mie aspettative disattese, non sono state soltanto le pecche a livello scientifico, ma ciò che mi ha deluso di più è stata proprio la trama: iniziamo col dire che è tutto tranne che un film di Fantascienza nel senso stretto del termine, ma è più un Thriller/drammatico… poi diciamo che, se non era per tutte le sf…ortune capitate all’equipaggio, il film (torno a ripetermi) non sarebbe esistito… e per questo, più che un film sulla gravità e le leggi della fisica, è un film sulla legge di Murphy: cioè se qualcosa può andare male di sicuro sarà anche peggio! CMDR Nijal: ve li ricordate i vecchi film della serie Airport ? Ne hanno fatti almeno 3, dove una serie di sfighe colpiva aerei che perdevano passeggeri in volo, etc etc.. ? Ecco, questo è un altro “disaster movie”.. Mi aspettavo di più… Ormai è chiaro a tutti che lo spazio non sia certamente un luogo ospitale, qui si ribadisce in pratica solo questo concetto! Passatemi il paragone: forse in Interstellar (di cui abbiamo parlato qui) sembrava tutto troppo “facile” nello spazio, ma per lo meno la trama intricata ci faceva fantasticare e immaginare a cosa il film avrebbe portato… qui invece è talmente tutto lineare che sappiamo già dove si andrà a parare…

 

la (fanta) geografia di Plutone

E’ di qualche giorno fa la notizia che alcune zone mappate su Plutone da parte della sonda New Horizons avranno nomi ispirati alle nostre passioni fantastiche.

Pare proprio che gli ingegneri della Nasa siano come noi: dei ragazzini nell’animo, con il pallino del fantasy e della fantascienza (potrebbe essere altrimenti?). Li nominiamo SpaceJokers sul campo per la loro decisione!

Lo hanno dimostrato più volte… già quando New Horizons tornò alla vita: la sonda della Nasa in viaggio verso Plutone si era ridestata dalla sua lunga ibernazione, proprio in un momento in cui si stava avvicinando al pianeta nano. Per quel momento chiave della missione scientifica lo staff aveva scelto una canzone iconica dei viaggi stellari, “Where my heart will take me”, di Russel Watson, che è stata la sigla di Star Trek: Enterprise. e questo motivato dal fatto che New Horizons è in viaggio verso una nuova classe di pianeti che non abbiamo mai visto, in un luogo dove non siamo mai andati… Dove nessun uomo è mai giunto prima….

e infine ora lo dimostrano le carte morfologiche di Plutone e Caronte che l’équipe di New Horizons ha compilato dando alle piane, alle macchie e ai numerosi crateri nomi come Vader, Kirk e Ripley. Tratti insomma dai nostri film preferiti, capolavori della letteratura fantastica e sci-fi, che potrebbero così riuscire ad aggiudicarsi un posto nel cosmo che hanno raccontato.

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Se sul nono quasi pianeta (in quanto decalssato a pianeta nano) la regola di utilizzare appellativi mitologici ha limitato la scelta ad esempio a Cthulu, entità ideata dallo scrittore H. P. Lovecraft, o Balrog, creatura dell’universo immaginario di Tolkien, su Caronte le fantasie dei ricercatori si sono scatenate. Giusto per citarne alcuni, sul massiccio satellite naturale saranno presenti la macula Mordor, i crateri Spock, Kirk, Sulu, Ripley, Uhura, Vader, Leia Organa e tanti altri con i nomi di personaggi e luoghi tratti da Star Trek, Star Wars, Alien, Il Signore degli Anelli, Doctor Who e Firefly. Ma potete acnhe voi divertirvi a guardare le seguenti mappe per vedere se scoprite altre “trovate” fantascientifiche!

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1366069970883601809Sempre che le scelte del team della Nasa vengano approvate dall’International Astronomical Union (IAU), l’ufficio governativo con sede a Parigi che si occupa di assegnare i nomi agli oggetti celesti.

Noi SpaceJokers speriamo fiduciosi così chè Plutone si possa trasformare nella mecca degli appassionati di fantascienza.. o il nuovo Eldorado Sci-fi.

New Horizons alle porte di Plutone, il fascino dell’incontro ravvicinato.

Lontano e misterioso
Di Plutone sappiamo molto poco, e le informazioni principali le abbiamo dalle osservazioni condotte dai telescopi sul nostro pianeta o dal telescopio spaziale “Hubble”. La sua orbita è fortemente ellittica, a differenza di quella dei pianeti del Sistema Solare, e per completare un giro intorno al sole impiega quasi 248 anni. La sua distanza minima dalla nostra stella è pari a circa 30 volte la distanza che c’è la Terra e il Sole. Dalle osservazioni ottenute finora si stima che Plutone abbia un diametro di circa mille chilometri, circa il 70% di quello della Luna. Le immagini ad alta risoluzione del telescopio spaziale “Hubble” hanno mostrato alcuni particolari sulla superficie di Plutone, fra cui regioni più chiare che potrebbero essere completamente ghiacciate. A quella distanza infatti il Sole è solamente una stellina, e le temperature alla superficie si aggirano sui -230 °C. Le informazioni che possediamo sono di tipo generale, ma restano da capire ancora moltissimi aspetti del sistema di Plutone e delle sue cinque lune, Caronte, Nix, Hydra, Cerbero e Styx. Non è ad esempio chiaro come si sia formato questo pianeta nano, o come sia fatta la sua superficie o la sua atmosfera. Studiare oggetti così distanti dal Sole potrebbe inoltre aiutarci a capire meglio anche la formazione del nostro Sistema Solare. Dopo l’incontro con Plutone infatti, New Horizons si dirigerà verso altri corpi celesti simili, appartenenti alla cosiddetta Fascia di Kuiper.

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Immagine di Giove e dei suoi satelliti ripresa dalla New Horizons il 24 gennaio 2007, da una distanza di 57 millioni di chilometri (NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute)

Come un pianoforte
Per risolvere questi misteri è nata quindi la sonda New Horizons, lanciata il 19 gennaio 2006 dalla base di Cape Canaveral in Florida. Per dimensioni e forma, la sonda assomiglia a un pianoforte, a cui è collegata un’antenna da circa 2 metri di diametro per le comunicazioni a terra. Nel corso del suo lungo viaggio verso Plutone, New Horizons ha effettuato un incontro ravvicinato con l’asteroide 132524 APL nel giugno 2006 e con Giove nel settembre dello stesso anno. In particolare, l’incontro con Giove è servito alla sonda per avere una spinta in base all’effetto della “fionda gravitazionale”. Nella parte restante di viaggio, la sonda è stata mantenuta prevalentemente in ibernazione, e riattivata solo in alcuni brevi periodi. Il vero e proprio “risveglio” della New Horizons, in preparazione all’incontro con Plutone, è avvenuto lo scorso 6 dicembre. Da quel momento, gli strumenti sono stati man mano riattivati e la sonda ha iniziato a inviare nuovi dati e nuove immagini. Pochi giorni fa, gli scienziati della NASA hanno reso noto che ora la sonda può ottenere immagini con una risoluzione superiore a quanto sia mai stato possibile fare con il telescopio spaziale “Hubble”. Dalla sua distanza attuale di quasi 25 milioni di chilometri, la New Horizons può ora regalarci immagini mai ottenute prima di Plutone, fra cui uno spettacolare “ritratto di famiglia” di Plutone con le sue lune reso pubblico dalla NASA pochi giorni fa. Ora il team di New Horizons si prepara all’incontro con Plutone, e sul sito del Jet Propulsion Laboratory è possibile seguire in diretta la posizione della sonda, che si avvicina sempre più a questo lontanissimo corpo celeste. Per la prima volta nella storia, stiamo davvero arrivando alle porte di Plutone.

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EM Drive… è davvero realtà?

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tempo fa avevamo parlato della possibilità di vedere finalmente esauditi i nostri sogni di viaggiatori interstellari…(qui l’articolo)

Sapevamo che la NASA, e non solo, stavano lavorando a navi stellari e motori in grado di portarci là dove nessuno era mai giunto prima… Fino ad oggi si trattava di teorie, pur sempre plausibili, per quanto conosciamo in fisica.

Tempo fa, poi, aveva fatto scalpore una ricerca di uno scienziato che aveva messo a punto il cosidetto  “EM drive”. Qualcosa di così inaspettato che l’intera comunità internazionale era  scettica di fronte alla notizia…

La NASA, nel frattempo, ha lavorato per testare il progetto e capirne i reali risvolti e, a quanto pare, sarebbe veramente un bel passo in avanti per i futuri propulsori stellari, oltre ad avere possibili applicazioni anche di facile implementazione.

Certo, non ci avviciniamo lontamente alla nostra tanto amata velocità Warp di Star Trek, e, nè tantomeno alla velocità della luce (il chè ci evita problemi sulla relatività e lo scorrere del tempo).. ma quantomeno possiamo iniziare a ipotizzare un “volo” di qualche ora dalla terra alla luna… impensabile fino a qualche anno fa. (e Jules Verne ne sarebbe felice…)

qui di seguito l’articolo ufficiale sulla scoperta e le sue implicazioni:

http://www.nasaspaceflight.com/2015/04/evaluating-nasas-futuristic-em-drive/

ma come sempre il nostro limite più grosso è l’immaginazione… la sola realizzazione è solo questione di tempo…

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Cerere e la macchia bianca..

Ne avevamo già parlato quì..
Il punto bianco su Cerere è nuovamente visibile nelle immagini aggiornate provenienti dalla sonda Dawn, entrata in orbita attorno al piccolo pianeta il 6 Marzo.

Ancora da chiarire il mistero.. le opzioni proposte dalla Nasa sono : un vulcano, un geyser, un deposito di sale, del ghiaccio, una roccia particolarmente piatta.. ma il fascino dell’ignoto regna sovrano.
Primo contatto ? Chissà..

Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Samantha Cristoforetti

Ci sarebbe molto da dire su Samantha Cristoforetti (astrosamantha)..
Prima donna italiana ad essere selezionata dall’Agenzia Spaziale Europa, terza europea in assoluto, una laurea in scienze aereonautiche etc etc..
Ma la cosa che ci colpisce di più è il modo semplice in cui ha reso omaggio a Leonard Nimoy.

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La NASA propone una missione su Europa alla ricerca di vita aliena.

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Ecco un altro buon motivo per finanziare l’esplorazione dello spazio.

Lo scorso luglio, i funzionari della NASA, hanno chiesto agli scienziati di tutto il mondo di proporre strumenti che potrebbero essere trasportati a bordo di un veicolo spaziale destinato a studiare Europa ed in particolare a ricercare prove di vita extraterrestre analizzando i pennacchi di vapore acqueo che si innalzano nella regione polare meridionale di Europa. La ricerca per esplorare la luna, che ha un diametro di 3.100 chilometri, ha ottenuto basi più solide all’inizio di questo mese, quando la Casa Bianca ha stanziato 30 milioni di dollari nella sua richiesta di bilancio dell’anno fiscale 2016 per formulare una missione Europa. (alla NASA è stato assegnato un totale di 18,5 miliardi dollari nella richiesta, che deve ancora essere approvato dal Congresso.) La NASA sta convergendo su una missione flyby, qualcosa sulla falsariga di un concetto a lungo studiato chiamato Europa Clipper. Così come è attualmente previsto, Clipper si porterà nell’orbita di Giove, per poi fare 45 passaggi ravvicinati di Europa, durante un arco di 3 anni e mezzo, ad altitudini che vanno da 25 km a 2.700 km.
“Questa è la nostra occasione”, ha detto l’ex astronauta e attuale Chief Science NASA John Grunsfeld. “Spero solo di non perdere questa opportunità per mancanza di idee.”

La missione, dal costo stimato di 2,1 miliardi dollari, si propone di studiare l’oceano sotto la superficie di Europa, dando ai ricercatori una migliore comprensione della profondità dell’acqua, salinità e altre caratteristiche. La sonda dovrebbe inoltre misurare e mappare il guscio di ghiaccio della luna.
I dati ottenuti potrebbero essere utili per una futura missione sulla superficie di Europa.
Ora, a quanto pare, la NASA vorrebbe aggiungere l’analisi dei pennacchi alla lista dei compiti della missione Europa. Grunsfeld ha esortato i partecipanti al workshop a “pensare fuori dagli schemi” e trovare dei modi possibili per studiare i getti di vapore.

Se una tale idea potesse essere incorporata nella prossima missione, tanto meglio. Dopo tutto, la prima data utile per il lancio del Clipper (o qualunque altra variante dovesse essere utilizzata) è il 2022 e, utilizzando i propulsori attualmente operativi, la sonda non arriverebbe nel sistema di Giove fino al 2030, ha sottolineato Grunsfeld. Non si può dire poi quando la NASA sarà in grado di tornare su Europa.
Nel frattempo l’Europa (il nostro continente, sta sviluppando la propria missione chiamata Jupiter Icy luna Explorer, che è prevista per il lancio nel 2022 per studiare Europa e altri due satelliti di Giove, Ganimede e Callisto.)

NASA’s Proposed Europa Mission May Search for Signs of Alien Life

Here’s another great reason to fund space exploration.

NASA officials are pushing for the final go-ahead on a potential unmanned mission to Jupiter’s moon, Europa. And they’ve just sweetened the deal by asking scientists to consider how such a mission might search for signs of alien life there, according to Space.

Officials have challenged researchers to determine ways that a probe could detect evidence of extraterrestrial life in plumes of water vapor that the Hubble Space Telescope has observed erupting off the moon’s surface. NASA posits could be evidence of an ocean hidden under Europa’s icy surface.

Link all’articolo originale

In vendita le foto vintage fatte dalla NASA

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La NASA ha deciso di mettere all’asta alcune foto “vintage” fatte dagli astronauti.
Le foto includono immagini inedite, scattate sulla superficie della luna durante le prime missioni dell’esplorazione spaziale.
L’asta si terrà oggi 26 Febbraio a Londra, presso la casa d’aste Bloomsbury Auctions.
Affrettatevi!!

Vintage Nasa photographs for sale
A collection of vintage photographs by Nasa’s pioneering astronauts goes under the hammer at Bloomsbury Auctions in London on 26 February 2015.
It includes images not published before, some taken on the surface of the Moon during the early days of space exploration.

Link ai lotti messi in vendita

Cerere e la macchia misteriosa…

0tDXoMLRecentemente abbiamo saputo di questa notizia:

La sonda Dawn della Nasa dovrebbe presto esplorare per la prima volta questo particolare pianeta nano, che è al contempo il più grande corpo celeste della cintura degli asteroidi, e il più piccolo proto-pianeta del Sistema Solare.
Dawn, partita dalla Terra nel 2007 e già protagonista nel 2011 di un incontro ravvicinato durato un anno con l’asteroide Vesta, dovrebbe arrivare a destinazione il prossimo 6 marzo. Nelle scorse settimane comunque ha iniziato il suo avvicinamento a Cerere, ed è già pronto il primo mistero da svelare per gli scienziati della missione: le foto scattate dalla sonda mostrano infatti una misteriosa, e per ora inspiegabile, macchia bianca sulla superficie del proto-pianeta.

Che ci sia un avamposto alieno a spiarci? oppure semplicemente Elvis che ci guarda in giacca bianca e scintillante mentre prende il sole?

Dalla Nasa non si sbilanciano (che novità!), ma ammettono che al momento il fenomeno resta senza spiegazione. “Sì, possiamo confermare che sulla superficie di Cerere è presente qualcosa che riflette una maggiore quantità di luce solare”, ha spiegato a Space.com Marc Rayman Direttore e Ingegnere Capo della missione Dawn, “ma cosa sia effettivamente resta per ora un mistero”.

Osservando le foto diffuse negli scorsi giorni è facile notare la macchia in questione, un piccolo cerchio bianco sulla superficie di Cerere. A rendere inaspettata la scoperta è il fatto che il pianeta nano in questione faccia parte dei cosiddetti “pianeti ghiacciati”, cioè planetoidi come Plutone, la luna di Saturno Encelado e quella di Giove Europa, la cui superficie è coperta di ghiacci perenni. Cerere però è tra i più caldi corpi celesti di questo tipo, con temperature che nella zona equatoriale oscillano tra i -136 e i -28 gradi, e i ghiacci sulla sua superficie dovrebbero essere quindi abbastanza “fluidi” da riempire qualunque tipo di depressione, producendo una superficie relativamente uniforme.

L’unica ipotesi trapelata per ora dai ricercatori della Nasa è che la macchia possa rappresentare una zona di materiale esposto di recente (ad esempio dall’impatto di un asteroide), che non abbia quindi avuto il tempo di scurirsi come le aree circostanti per effetto dei raggi cosmici. “Per ora non sappiamo cosa sia quella macchia bianca, ma è sicuramente intrigante”, ha aggiunto Rayman. “In effetti fa venire voglia di mandare un’astronave (se volete ho pronto il Cobra di Elite Dangerous?! siate un po più precisi su su!) a scoprire di cosa di tratti, e ovviamente è esattamente quello che stiamo facendo! Quando Dawn sarà abbastanza vicina da inquadrare Cerere più chiaramente, dovremmo riuscire a vedere cosa sia in grande dettaglio”.

La macchia bianca comunque è solo uno dei tanti misteri che aspettano di essere chiariti dalla missione. Si ritiene ad esempio che Cerere sia composto per il 25% di acqua, una percentuale superiore a quella presente sulla Terra, e potrebbe quindi presentare (o averle presentate in passato) le caratteristiche necessarie a ospitare una qualche forma di vita. Le immagini riprese dalla Terra hanno evidenziato inoltre la possibile presenza di getti di gas, che potrebbero indicare l’esistenza di “geyser di ghiaccio”, simili a quelli osservati su altri pianeti ghiacciati come Encelado. Anche in questo caso, per una conferma dovremmo attendere l’ingresso in orbita di Dawn, il prossimo 6 marzo.

Here the original news in english:
http://www.space.com/28336-mysterious-white-spot-on-ceres.html

Un pallido puntino blu

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Venticinque anni fa la sonda Voyager 1 scattò una foto della Terra da oltre sei miliardi di chilometri di distanza. Quell’immagine simbolo divenne celebre come “Pale blue dot” (pallido puntino blu). Fu lo scienziato e divulgatore Carl Sagan a sollecitare la Nasa peché Voyager provasse a ritrarre il nostro pianeta da quella distanza. Le sue parole danno il senso di un momento storico e la consapevolezza della fragilità del nostro mondo: “Osserviamo ancora quel punto. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti quelli che ami, tutti quelli che conosci, tutti quelli dei quali hai sentito parlare, ogni essere umano mai esistito, hanno vissuto la propria vita […] Su un granello di polvere sospeso in un raggio di sole. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane di questa remota immagine del nostro piccolo mondo […] Secondo me sottolinea la nostra responsabilità di essere più gentili l’uno verso l’altro, di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto”

Pale blue dot
Twentyfive years ago, Voyager 1 sent back a picture of Earth taken from 6 billions of chilometers (3.750.000 miles) in space. That iconic image became known as “Pale blue dot”. It was Carl Sagan, cosmologist and author who urged NASA to try and take that photo from so far away. His words portray that historical moment in time and give us the awareness of the frailty of our world: “Take another look at that dot. It’s here. It’s home. It’s us. Everybody you love, everybody you know, everybody you hear about, every single human being has spent their live on that speck of dust lighted by the sun. There’s no better demonstration of the foolishness of human vanity than this image. To me, it urges us to be more responsible and gentle towards each other and to care and protect the pale blue dot, the only home we ever knew”.

“The Earth is a very small stage in a vast cosmic arena. Think of the rivers of blood spilled by all those generals and emperors so that, in glory and triumph, they could become the momentary masters of a fraction of a dot. Think of the endless cruelties visited by the inhabitants of one corner of this pixel on the scarcely distinguishable inhabitants of some other corner, how frequent their misunderstandings, how eager they are to kill one another, how fervent their hatreds.
Our posturings, our imagined self-importance, the delusion that we have some privileged position in the Universe, are challenged by this point of pale light. Our planet is a lonely speck in the great enveloping cosmic dark. In our obscurity, in all this vastness, there is no hint that help will come from elsewhere to save us from ourselves.”

Fantascienza o realtà?

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Abbiamo rispolverato questa news di un anno fa… la NASA che progetta una nave spaziale che possa andare più veloce della luce… e questo prototipo si chiama proprio Enterprise! 🙂
Noi SpaceJokers vorremmo già prenotarci un viaggetto interstellare (leggete anche la nostra recensione al film Interstellar)!

..scherzi a parte, ecco qualche articolo relativo:

http://www.glialienitranoi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=264:ixs-enterprise-%E2%80%93-la-navicella-della-nasa-che-viagger%C3%A0-pi%C3%B9-veloce-della-luce&catid=17:approfondimenti&Itemid=488

here the original news in english:
http://www.extremetech.com/extreme/184143-nasa-unveils-its-futuristic-warp-drive-starship-called-enterprise-of-course

Altri articoli spiegano come la famigerata “Warp Drive” sia in realtà fisicamente plausibile:
http://www.repubblica.it/scienze/2013/07/25/news/la_nasa_e_il_sogno_di_star_trek_viaggiare_pi_veloci_della_luce-63673214/

Poi, qualche mese fa, appare su alcune testate giornalistiche una news sul principio di nuovo motore scoperto da un ricercatore indipendente… all’inizio sembrava quasi la classica bufala ma dalle prime ricerche qualcosa di strano (fisicamente un motore impossibile ha dato dei risultati inaspettati!) è accaduto.. e la NASA stessa si è messa in moto (scusate il gioco di parole!) per testarne l’efficienza… come da articolo di seguito:
http://www.repubblica.it/scienze/2014/08/04/news/motore_futuro_nasa-93088061/

Some information for our readers in english:
http://blogs.discovermagazine.com/outthere/2014/08/06/nasa-validate-imposible-space-drive-word/

Una piccola curiosità…
chi sa cosa significa il simbolo di Star Trek a forma di Delta? (o almeno come lo hanno ipotizzato gli autori…)

avevo letto un Saggio su Star Trek, se non sbaglio, chiamato “Federation” e la descrizione del simbolo veniva data come base della fisica del motore a curvatura. Sovrapponendo le curve di efficienza energetica tra un motore tradizionale (a impulso) e quello a curvatura si otteneve proprio il simbolo del delta. La curva superiore rappresenta l’energia richiesta per continuare ad accellerare a una velocità prossima a quella della luce fino all’infinito: se si potesse in qualche modo superare la velocità della luce, si andrebbe poi a procedere a ritroso. LA curva più bassa rappresenta il trucco della velocità di curvatura.

a small curiosity…
Who knows which is the meaning of Star Trek Insigna? (of course in the mind of the authors)
We vaguely remember a Star Trek book named “Federation” and at the insigna was given a description based on the physics of the warp drive.
In that book, the insignia represents how warp drive sidesteps relativistic mass dilation. The top curve represents the energy required to continue accelerating at near-light speeds, which approaches infinity. IF you could somehow exceed the speed of light, that would then work backwards (higher energy would result in you moving slower. Time would also run in reverse.). The lower curve represents how warp drive cheats.

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