La Terra piatta

Amate la Vita come io rispetto la Natura
Rispettate la Natura come io ho amato la Vita.

 

Breve prefazione: Il mio primo racconto, non so se ne seguiranno altri, i miei strumenti linguistici sono abbastanza limitati ma le idee non mancano. Il racconto è breve abbastanza per perderci solo 10 minuti di tempo, ovviamente Vi esorto a passarli su letture di opere di scrittori molto più titolati e dei quali io sono appassionato lettore. Ma se ho suscitato appena un po di curiosità allora forse non saranno 10 minuti persi e potrò vantarmi per averVi distratto da impieghi diversi per il tempo equivalente. Se poi sono perfino riuscito a stimolare dei dubbi e delle riflessioni allora sono felice di aver vinto anche il mio primo premio. Buona lettura.

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Gli Allarmi continuavano incessantemente a stridere nella plancia di comando tra nuvole di fumo e scintille di circuiti sovraccarichi. La vecchia nave multiruolo, in missione ufficiale d’esplorazione di remoti sistemi galattici, cadeva verso il terreno cercando di contrastare la velocità troppo elevata e limitando il più possibile gli eventuali danni da impatto sulla superficie del pianeta, ma l’attrito con l’eliosfera contribuiva a surriscaldare lo scafo oltre il limite di un rientro sicuro. Purtroppo le alternative si riducevano a una rotta di rientro molto angolata per ridurre gli effetti delle radiazioni della stella verso la cui gravità si erano ritrovati a combattere dopo l’ultimo salto iperdimensionale. Cercavano di farsi scudo con l’ombra meno calda del pianeta scoperto per una coincidenza fortuita, la cui orbita passava vicino alla nave e riduceva per quanto possibile il calore e le radiazioni emesse dall’astro infuocato. La correzione della traiettoria verso tale zona d’ombra era stata decisa in fretta poiché il computer di bordo non aveva fornito alternative oltre quella di bruciare nelle prossimità della superficie della stella, l’inversione di rotta era infatti impossibile, tuttavia lo scanner aveva fornito quella misteriosa piccola area meno calda che poteva essere raggiunta prima della inarrestabile fusione dello scafo.

Nel momento di maggior carico termico e meccanico e quando ormai quasi tutti i sensori esterni e le piccole appendici aerodinamiche erano state consumate dall’attrito e l’equipaggio si era ormai affidato alle preghiere, il termometro misurò una repentina inversione all’aumento termico delle corazze esterne. Furono tutti sorpresi per la scoperta della presenza di una qualche atmosfera su un pianeta così vicino alla sua stella da essere invisibile a qualsiasi radar. La nave continuò a frenare procedendo pesantemente, mentre la maggior parte dei sistemi continuavano a segnalare guasti intermittenti e gli allarmi a squillare all’unisono, questa volta la velocità finalmente ridotta lasciò intravedere una speranza di salvezza.

Più ci si avvicinava alla superficie e più i parametri miglioravano, fino al momento che le lingue di plasma infuocato, che avevano avvolto lo scafo e i sensori, erano scomparsi e permettevano di vedere grossolanamente l’aspetto del pianeta. La superficie intorno sembrava abbastanza regolare a parte solo una grossa sagoma di un rilievo montagnoso al centro dell’orizzonte e la parvenza di nubi in alto, i bordi però, finché era permesso vedere in lontananza, scomparivano in una sfumatura di nebbia rossiccia, e più la visibilità aumentava al centro e più i bordi rimanevano offuscati.

Finalmente, dopo aver scelto un luogo sufficientemente pianeggiante per posarsi, la nave atterrò facendo gemere il metallo della sua struttura con i possenti carrelli che penetrarono lievemente in un soffice terreno sabbioso. Una volta spenti tutti i focolai d’incendio e stabilizzato i sistemi, si procedette con una analisi dei danni e dell’ambiente in cui erano miracolosamente atterrati.

Era già chiaro a tutti il motivo di quella situazione di estrema emergenza in conseguenza del fine sabotaggio del sistema di salto iperdimensionale con la riprogrammazione del computer di navigazione in modo da farli uscire rischiosamente vicini all’astro.

Era l’opera della pericolosissima gang terroristica conosciuta come “I custodi del Paradiso”. I pochi seguaci rimanenti di questa gang di fanatici religiosi si autoproclamavano “Angeli armati” e non esitavano a ricorrere alla violenza, al sabotaggio e a qualsiasi azione armata che avrebbe sublimato la loro anima in eterno per i servigi resi al loro supposto Creatore.

Qualche ferito, qualche contuso, una frattura, e tra la sorpresa di tutti gli ufficiali scientifici gli scanner e i sensori ancora operativi fornivano dati che però si faceva fatica a razionalizzare tenendo ben presente che si era finiti all’interno della sfera di plasma che generava la corona solare più esterna: una gradevole gravità naturale di circa 0,8 G; temperatura e pressione atmosferica compatibile con un sistema abitabile simile ad un qualsiasi deserto equatoriale terrestre; poche o nessuna radiazione nociva; la composizione dell’aria analizzata da un campione forniva le percentuali di una discreta quantità di ossigeno e vapore d’acqua (come essere su una quota di 6000 mt terrestri); varie percentuali poco significative di elementi pesanti e nocivi alla vita umana; ma grandi quantità di elio e piccole percentuali ma significative di idrogeno e azoto e anidride carbonica; l’analisi biologica forniva invece l’assenza di agenti patogeni, ma una discreta quantità di primitive spore vegetali in varie percentuali. Gli eccezionali dati raccolti facevano presupporre addirittura che si potesse respirare con poca difficoltà senza l’ausilio di tute o maschere.

Il dubbio fu subito certezza quando uno dei tecnici assalito dal panico e dallo stress aveva aperto uno dei portelli di aerazione secondari inondando per qualche minuto la plancia con l’aria del pianeta ed esponendo tutto l’equipaggio. Un odore leggermente dolciastro e di carbone bruciato si sparse all’interno della nave e una leggera ebbrezza fu avvertita come dopo aver bevuto mezzo bicchiere di alcol, ma niente di mortalmente nocivo.

La prima uscita all’ambiente aperto, prima con l’ausilio di una mascherina di ossigeno per ristabilire la giusta percentuale respirabile e poi senza, forniva la visione globale del luogo in cui i miracolati si erano venuti a trovare. Il primo contatto diretto con quel mondo lo forniva la vista: il colore di fondo era un rosso arancio scuro ma illuminato da una luce chiara e diffusa in tutte le direzioni, l’orizzonte era una sfumatura di foschia giallo rossa molto omogenea che non forniva salti netti ma era interrotta solo in un punto dell’orizzonte da quello che sembrava essere una montagna, e nella stessa direzione il cielo passava dal rosso alla base al giallo al verde nella parte più alta localizzata sopra il promontorio; una leggera brezza soffiava dalla stessa direzione;  un rombo continuo e diffuso si udiva in bassissima frequenza come una batteria di ugelli di razzi in lontananza e sempre con la stessa bassa intensità.

La nave, una corvetta AC-34 multiruolo, allestita per esplorazione e trasporto delle industrie spazionavali ALFA, appariva tutto sommato integra a parte la mancanza di quasi tutte le appendici aerodinamiche, le antenne e i sensori, aveva assunto un color carbone con macchie di vernice originale rimanente nei punti più nascosti. Il sensore topografico a lungo raggio si era guastato quasi per primo e non era stato possibile avere una mappa accurata della superficie e ne del resto di questo bizzarro pianeta, gli unici scanner da cui si potevano scaricare dati erano quelli portatili ma avevano un corto raggio d’azione. Nelle ore successive fu lanciato in aria un drone IEN-4 dalle dimensioni di un paio di metri per esplorazione e raccolta dati. La permanenza su questo piccolo mondo non era tra le opzioni di missione anche se era necessario aspettare che i tecnici facessero un rapporto completo sulle condizioni della nave.

Il drone automatico che poteva affidarsi al raggio d’azione massimo dei suoi sensori di circa 10 km, con propulsione di minicelle nucleari ad antimateria fu programmato per la mappatura del terreno, l’acquisizione di dati ambientali atmosferici, la telemetria in tempo reale e la ripresa video, e se pur dotato di intelligenza artificiale base veniva indirizzato verso l’unico rilievo appena visibile di questa superficie regolare e pianeggiante.

Nelle ore che seguirono si cercava di riparare i danni alla nave e i moduli primari. Il drone veniva costantemente monitorato e i dati esaminati continuamente allo scopo di capire soprattutto come ripartire in sicurezza, ma tali informazioni fornivano scenari sempre più incredibili.

Il drone, volando ad una media di circa 50 km/h ma variando periodicamente la quota per acquisire più dati possibili, in 24 h aveva coperto circa 1000 km di spazio. Il dato più sorprendente era la  temperatura e il grafico che veniva tracciato mentre tutti gli altri parametri erano abbastanza costanti, la superficie sempre molto regolare, ma da un’altezza di 20 km i sensori misuravano al limite del raggio di scansione verso l’alto una diminuzione di temperatura. Per misurare lo stesso valore costante di temperatura di 250 °C la quota saliva proporzionalmente al proseguimento della rotta programmata rappresentando un vero e proprio guscio di separazione al di sotto del quale c’erano le condizioni per la condensazione del vapore acqueo . Qualche ora più tardi lo stesso drone trovava acqua liquida e una striscia di vegetazione ai bordi di quella che sembrava la riva di un mare o la sponda di un fiume molto largo, infatti i sensori non rilevavano altre sponde opposte e ne ai lati a parte l’altura già visibile dal luogo dell’atterraggio. Vegetazione confermata dall’analisi di alcuni campioni raccolti localmente. Inoltre la velocità con cui procedeva verso il promontorio era in parte diminuita a causa delle periodiche variazioni di quota sempre più estese e l’incontro con la formazione di nubi di vapor d’acqua abbastanza dense e stabili. Vi fu un altro sostanziale cambio di scenario circa 80 ore dopo il lancio e il drone aveva percorso quasi 3000 km, giunse in prossimità della montagna ma il mare incontrava di nuovo la terra e finiva ai piedi della base di questa enorme struttura rocciosa in cui le condizioni climatiche perfette e costanti favorivano lo sviluppo di vegetazione, che per quanto più simile ad alghe e muschi, ricopriva l’intera regione intorno alla base come una coperta di color verdognolo tendente al blu. A questo punto si decise di far seguire al drone una strada che lo portava a raccogliere più informazioni su questa nuova struttura rocciosa facendolo salire di quota fino a cercarne la sommità. Gli anemometri registravano una colonna d’aria fredda discendente lungo i pendii di questo enorme pilastro. Pur con moltissime interferenze dovute a forti campi magnetici creati dalla stella, il drone trasmise anche il video della sommità della montagna. Dalla punta, che poco sotto l’ultimo tratto era ricoperta di ghiaccio d’acqua, venivano espulsi violentissimi getti uniformi di plasma rosso-arancio che foravano un cielo verde quasi azzurro. Una eruzione perpetua probabilmente contenente anche materiali in forma fluida e solida che data l’elevatissima temperatura e velocità misurata scomparivano molto più in alto come il gigantesco scarico di un motore a reazione verticale e unendosi poi a quel guscio di flussi  plasmatici provenienti dai bordi. Il drone compì un giro intorno alla cima e poi ridiscese da quello che sembrava essere un strano gigantesco vulcano dalle proporzioni planetarie con un’altezza di oltre 200 km che partiva in basso con un diametro di circa 1000 km la cui forma di un cono quasi perfetto terminava in alto con una bocca larga 10 km. La restante porzione di cielo che dallo zenit scendeva verso l’orizzonte cambiava il colore dal verde-azzurro al giallo, al rosso acceso come sotto una cupola in cui le lingue di plasma si vedevano fluire dal basso dell’orizzonte per tutti i 360° verso il centro in alto sulla verticale di questa cupola immaginaria e che il vulcano forava col suo pilastro di fuoco eruttivo. Il poco materiale che ricadeva lungo le pareti raffreddandosi era contenuto a una breve distanza dalla superficie esterna come un sottile mantello discendente, raccogliendosi in verticali creste regolari intorno alla montagna, e per una distanza maggiore il drone rilevava un flusso d’aria molto veloce e spesso che ripercorreva le pareti fino alla base distribuendosi poi omogeneamente per tutte le direzioni verso l’orizzonte. A questo punto, insieme anche ad altri dati raccolti nel frattempo dalla nave in riparazione, fu conclusa una analisi abbastanza dettagliata di quello che poteva essere la mappa del luogo e il particolarissimo clima planetario.

Il pianeta, almeno secondo i dati raccolti, misurava una massa abbastanza ridotta (paragonabile con quella della luna terrestre) per le dimensioni di una superficie sostanzialmente piatta mappata per almeno 10-15 mila km di diametro in un bordo esterno circolare e confinante con un muro di plasma uniforme per tutta la circonferenza del piatto (flusso di plasma generato dalla stella molto vicina). Analogamente al movimento orbitale della Luna terrestre, il pianeta mostrava sempre la stessa faccia alla stella attorno alla quale girava, il moto di rotazione e rivoluzione erano sincroni (fatto molto più comune sui pianeti ospitanti masse in movimento come i fluidi) ma molto più veloci di quelli lunari, si calcolava l’orbita di rivoluzione completa in poche ore, la forza centrifuga risultante contrastava in buona parte la forza di gravità della stella agente a quella breve distanza.

Il flusso di plasma sembrava convergere verso quello che era il centro del piatto dove si trovava un mega vulcano in piena attività, formando una cupola in movimento al di sopra della superficie che racchiudeva nell’intercapedine una vera e propria bolla atmosferica sottostante di forma toroidale molto schiacciata. Se queste analisi non erano già abbastanza sconcertanti si aggiungeva  un’atmosfera con le caratteristiche di temperatura, pressione e la presenza di acqua liquida da rendere il pianeta non solo favorevole alla vita ma addirittura abitabile dagli umani e la presenza di una folta vegetazione, seppur primitiva, ne era la prova più lampante. La costante presenza del movimento di masse d’aria favoriva il ricambio e il riciclo degli elementi in un clima statico e ipoteticamente invariato da milioni di anni. L’intera biosfera era rappresentata da un ciclone gentile che soffiava a terra radialmente dal centro verso i bordi facendo evaporare l’acqua del mare che assumeva una forma simile a una ciambella per poi riscaldarsi gradatamente nelle zone desertiche in prossimità dei bordi dove il flusso della cupola plasmatica ne accelerava la risalita e la convergenza verso il centro e la zona più fredda dell’intero pianeta nella parte alta del mega vulcano, lì la massa d’aria si raffreddava e condensava producendo nuvole e pioggia ridiscendendo poi verso la base del vulcano e ricominciando il ciclo climatico senza soluzione di continuità o grandi variazioni registrabili e in cui tutti i climi principali e tutti i continenti della Terra ne erano ben rappresentati.

Il parziale ripristino dello scanner planetario fornì un quadro ancora più incredibile, l’analisi dei dati generali di densità media, massa e forma, era compatibile con un pianeta dalla morfologia praticamente piatta in cui la parte, esposta all’azione diretta del flusso continuo di radiazione solare, era stata consumata e dispersa nello spazio per milioni di anni, ma avrebbe fatto da scudo a tutte le radiazioni che avrebbero potuto eliminare la vita in una frazione di secondo o non generarla affatto. Piuttosto con molta probabilità era stato proprio l’insieme delle coincidenze e delle bizzarrie che aveva promosso lo sviluppo di un ambiente in cui la vita primordiale aveva attecchito. Non c’era alternanza tra giorno e notte e il motore della cupola esterna formata da flussi di plasma a loro volta espulsi dalla vicina stella, forniva la costante luce diffusa con una intensità media, le ombre perciò erano quasi inesistenti. L’energia necessaria alla biosfera, per lo sviluppo evolutivo fino a questo livello senza ancora la presenza del regno animale forniva il giusto equilibrio. Equilibrio mantenuto per centinaia di milioni di anni terrestri durante i quali questa terra piatta bruciava e si consumava sempre da un lato e cullava la vita dal lato opposto modellando gentilmente le superfici. Il vulcano invece con tutta probabilità era stato accresciuto nel corso dei millenni dalle spinte e dalle pressioni degli strati planetari sottostanti, svolgendo un ruolo di ulteriore equilibrio climatico e valvola di sfogo delle potenti forze agenti all’interno del pianeta, forse meglio dire “sotto” il pianeta.

Prima che l’umanità diventasse tecnologicamente avanzata da poter permettere l’esplorazione e la colonizzazione di altri mondi e si facessero i primi passi dell’esplorazione terrestre, la Terra era praticamente immaginata in due dimensioni. Le uniche dimensioni che l’uomo riusciva a comprendere facilmente e applicare al suo ambiente ottenevano il risultato di immaginare un mondo “Piatto” e dotato su tutti i lati di bordi ben definiti da cui si poteva perfino cadere…inoltre l’evoluzione del pensiero umano aveva prodotto delle elaborate materie filosofiche quali la teologia e le religioni che avevano influenzato a loro volta la vita e l’evoluzione dell’uomo fino al punto da stabilire o almeno immaginare cosa sarebbe accaduto nel futuro. Secondo una famosa interpretazione nell’antichità esistevano almeno tre luoghi dove le anime avrebbero passato un tempo indefinito in conseguenza delle azioni commesse durante il corso della vita terrena: l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, che partivano proprio geologicamente dal basso o dal “sotto” con il peggior luogo “infernale” e salivano verso l’alto per il più “confortevole” Eden o Paradiso o Nirvana…

Le analogie, tra il pensiero e l’immaginazione umana di almeno 10 secoli prima, la realtà di questo pianeta formatosi e scoperto per un gran numero di coincidenze uniche e la civiltà spaziale attuale, causavano una serie di corto circuiti filosofici e ponevano quesiti teologici e dubbi scientifici quasi da portare alla pazzia chiunque si fosse soffermato a rifletterci appena un po.

Perfino la vita estremamente vulnerabile in tutte le sue forme aveva trovato protezione dalla enorme quantità di radiazioni emesse da così breve distanza in uno scudo naturale di elementi metallici del nucleo originario del pianeta plasmato nel tempo. L’equilibrio di molte diverse potenti forze contrarie agenti su questa piccola oasi paradisiaca nell’inferno di effetti fisici su scala planetaria, e le analogie col pensiero umano che ne profetizzava l’esistenza reale con un così largo anticipo facevano presupporre l’intervento di una mano divina onnipotente e non sempre creduta reale.

Faceva rabbrividire il pensiero per certi versi anche ironico che la scoperta fortuita di questo piccolo Eden era avvenuta come conseguenza del sabotaggio della gang dei custodi del Paradiso.

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Quello che è dato sapere dai files di registrazione del drone di esplorazione da questo punto in poi diventa molto frammentario. Dopo essere stato trovato per caso alla deriva da una nave cargo commerciale di passaggio in quel sistema con il guscio esterno praticamente fuso e con l’aspetto di un relitto metallico tondeggiante, l’estrazione dei preziosi dati contenuti nella sua memoria e la successiva analisi non chiarisce fino in fondo i fatti accaduti.

L’ultimo filmato in ordine di tempo registra un piccolo lampo apparentemente nel centro dell’enorme disco stellare quasi come il lampeggio di un flash fotografico in lontananza nella notte terrestre.

Nel momento in cui si studiavano i piani per evadere dalla permanenza forzata sul pianeta e far ritornare l’equipaggio nell’universo più familiare, la nave, prima ancora di poter fare il primo tentativo di lasciare il pianeta, perse irreparabilmente tutta la parte poppiera, i motori principali insieme con una buona parte di scafo, di equipaggio, e di risorse, a causa di una inspiegabile esplosione.

La successione rapida degli eventi successivi è attualmente all’esame di un gruppo di scienziati: Dalle informazioni e i dati raccolti dal drone è possibile scoprire il Comandante e un gruppetto di membri dell’equipaggio allontanarsi velocemente dal relitto della nave in fiamme e ormai irrecuperabile; prima che le fiamme finiscano ciò che rimaneva del vascello viene lanciata con successo nella direzione della sommità del megavulcano al centro del pianeta una sola capsula di salvataggio contenente solo il drone IEN-4 custode di tutte le informazioni raccolte e poi ritrovato semidistrutto dal cargo.

Un ufficiale ingegnere dell’equipaggio adibito alla manutenzione del drone, rimasto illeso nella nave durante l’esplosione, aveva in tutta fretta preparato la piccola capsula con il drone protetto da tutta la schermatura che poteva inserire nella capsula. Aveva collegato tutte le celle a combustibile nucleare, salvate dallo scoppio, con l’avionica e i propulsori della capsula, allo scopo di sovraccaricarli e aggiungere spinta fino al limite massimo permesso dall’integrità strutturale e programmato il navigatore automatico affinché tale spinta iniziasse in prossimità della bocca del vulcano, ricevendo così un boost supplementare.

La ripartenza dal pianeta, infatti, era diventata la priorità dell’equipaggio tecnico della nave e pareva non essere proprio di facile esecuzione. Piuttosto le varie opzioni di ripartenza e fuga includevano tutte una discreta percentuale di fallimento catastrofico a causa sopratutto del minaccioso flusso si plasma ad elevate temperature a cui la nave non si sarebbe potuta sottrarre. La corvetta, seppur affidabilissima anche oltre i limiti teorizzati, non era progettata per essere sottoposta a sollecitazioni così estreme, inoltre aveva già una volta superato miracolosamente tale test. Sarebbe servita tutta l’energia e tutta la spinta possibile e una buona dose di fortuna già abbondantemente usata nel corso dell’atterraggio.

La commissione di scienziati stabilì che lo scopo dell’ufficiale ingegnere fosse quello di lanciare almeno il drone fuori dal pianeta e farlo sopravvivere alla fusione con la vicina stella con la speranza che potesse testimoniare tutti gli eventi accaduti dopo che fosse stato trovato.

Il lancio della capsula avvenne quasi nella stessa direzione della piccola squadra del Comandante in fuga e fu per pochi secondi l’obbiettivo di qualche colpo del fucile ad onde d’urto che si usava comunemente per le prospezioni geologiche e adesso usato con altri scopi. Nessuno dei colpi del comandante andò a segno, solo uno di essi lambì uno spigolo della scialuppa in volo senza portare apparenti danni mentre proseguiva il suo tragitto verso il vulcano.

Con questo atto si evidenziò l’intenzione volontaria del Comandante di non far sfuggire niente da quel mondo a qualsiasi costo. La scelta così radicale e violenta invece è ancora materia di discussione e lo sarà anche nel futuro se non emergeranno ulteriori elementi utili a chiarirne le motivazioni.

La scialuppa custode del suo prezioso carico invece volò senza ulteriori intoppi verso la prima destinazione programmata, allineatasi dinamicamente col veloce flusso di plasma verso l’alto ne fu prima  inglobata e poi accelerata oltre quello che i soli propulsori, benché sovraccaricati, potessero fornire. La capsula ottenne così una grande velocità ma anche una notevole temperatura fino a quando il computer di bordo previde l’imminente esplosione dei piccoli motori e sopratutto delle celle supplementari di combustibile, il colpo a onda d’urto del comandante aveva in parte disallineato i flussi di energia dalle pile di antimateria danneggiando parzialmente alcuni raccordi.

I relè di apertura della capsula ricevettero l’autorizzazione ad aprirsi espellendo il drone quasi come se fosse stato il carico utile da mettere in orbita intorno alla Terra ad opera del primo stadio dei razzi agli albori dell’era spaziale umana. Il drone era ancora integro e protetto dalla sua schermatura supplementare continuando la sua instancabile raccolta di dati. La velocità di fuga acquisita in questo modo, seppur notevole, non fornì però il tempo sufficiente al drone di sfuggire al gradiente di temperatura e calore in costante e veloce aumento.

Sembrava che il “messaggio in bottiglia” non sarebbe mai giunto neanche alla deriva nello spazio a cui era alla fine destinato quando una notevole esplosione si formò sotto di esso. Era plausibile pensare che la capsula ormai in balia del flusso plasmatico avesse deflagrato violentemente prendendo ulteriore energia dal combustibile rimanente delle pile, la deflagrazione prodotta avesse generato un’onda d’urto paragonabile a una piccola bomba ad annichilazione (la più potente arma militare inventata nel corso dell’ultimo conflitto in grado di distruggere in un solo colpo interi pianeti). L’onda d’urto generata fornì un ulteriore spinta supplementare al drone che pur perdendo parte della schermatura avrebbe superato il punto di massimo carico meccanico e termico salvandosi dalla distruzione e mettendo al sicuro il messaggio in bottiglia.

La stessa potente onda d’urto però ebbe un drammatico effetto collaterale: nella direzione della bocca del vulcano più in basso la deflagrazione fece innalzare la pressione all’interno della sommità al punto da farne collassare una grande sezione; sui lati lo stesso fronte dell’onda deformò quella che era la cupola protettiva di plasma deviandone le lingue spiraleggianti all’interno della biosfera.

L’equilibrio di una unica miracolosa oasi paradisiaca e dalla bizzarra struttura simmetrica a forma di ciambella fu definitivamente e irrecuperabilmente perso per sempre.

Con una cascata di rapidissimi eventi l’innalzamento estremo di temperatura e le lingue di fuoco favorivano le interazioni esplosive tra ossigeno, idrogeno e altri elementi che ri-alimentavano le reazioni e gli stessi processi distruttivi. Quello che era stato il motore energetico del pianeta fino al momento prima si trasformò nella sua nemesi. Nei pochi secondi successivi tutto quello che poteva rappresentare la firma di un Creatore divino, con riferimento alla bolla atmosferica d’aria, all’acqua allo stato liquido e alla vegetazione, fu definitivamente cancellato. Le terribili onde d’urto delle immani esplosioni agivano verso il pianeta come il martello spacca il granito, in breve tempo l’intero pianeta o ciò che rimaneva fu inghiottito in un ultimo breve lampo di luce dalla stessa stella che ne aveva regolato l’esistenza per milioni di anni.

Il drone molto danneggiato registrò l’ultima presenza della terra piatta come una piccola anomalia delle normali reazioni nucleari della stella, poi smise di funzionare rimanendo su una traiettoria di fuga iperbolica.

L’ultimo smontaggio del cuore del robot automatico IEN-4 ormai smantellato dalla commissione di scienziati restituì i piccoli contenitori di campioni di vegetazione prelevati durante l’esplorazione di quell’improbabile mondo, accuratamente conservati e protetti.

L’etichetta scolpita nel materiale del contenitore riportava la scritta: CAMPIONE DI PARADISO.

 

Blade Runner (personale chiave di lettura)

Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell’orco. [variazione di William Blake America a Prophecy

Cari Spacejokers,

Avevo già accennato estesamente nella mia presentazione (e come potevo non farlo?…). Dovevo scrivere un articolo sul Film che, nella mia personalissima classifica, compare al primo posto in assoluto dell’intera cinematografia fantastica, e questo ottimo blog doveva avere il riferimento a una pietra miliare della fantascienza d’autore.

In verità il film è capostipite del genere ma non si può parlare di fantascienza dura e pura che invece viene relegata quasi sullo sfondo. Il genere è configurabile come thriller poliziesco che in realtà a me non piace molto, ma l’incredibile numero di spunti di originalità distribuiti in ogni fotogramma del film ne fa una vera e propria Opera d’Arte cinematografica e scenografica,…direi Poesia.

Non vi annoierò con cose già dette in tutte le salse e ripetute migliaia di volte e certamente migliori di quanto potrei fare io, però per una volta voglio vantarmi di averlo visto in prima visione ed essere rimasto folgorato a 11 anni dalla sua potenza espressiva e dalle potenzialità enormi che sarebbero emerse poi negli anni successivi. Continuo a rivederlo di tanto in tanto, fosse solo per la splendida colonna sonora di Vangelis o per ripassare i temi che forse hanno avuto anche una qualche influenza su di me rendendomi, forse, migliore. Di sicuro ho un bisogno continuo di Fantasia come un tossico con l’eroina.

Proporrò il mio personalissimo punto di vista spero con un po di originalità, anche se difficile cercarla su un opera sulla quale sono state scritte migliaia di pagine di commento.

——— Introduzione

Distopia, retrofuturismo, ciberpunk, dark, neo-noir, paranoia, postmodernismo, allegoria religiosa, sono solo un campione di tutti i concetti che sono stati sviscerati. Temi presi come spunto successivamente nel tempo per altri lavori artistici, alcuni dei quali quasi creati ex novo perché senza precedenti. A volte altri argomenti vengono sottilmente accennati, ricordo che il film è stato girato negli anni ’80 quindi va contestualizzato come calcolare la rivalutazione nel tempo di una vecchia moneta. Argomenti sfiorati come ad esempio una leggerissima nota appena percepibile nell’oceanico sottofondo dei temi riguardo il razzismo e le differenze sociali e anche di genere e quanto il personaggio protagonista Deckard ne venga intimamente influenzato.

Il semplice rapporto di indifferenza instaurato tra uomo e macchina pensante rende due mondi molto diversi e ben distinti ma non esenti da obbligatori punti di contatto.

La vastità dei temi e la portata delle riflessioni che il film pone va oltre qualsiasi altro film che io abbia potuto vedere e che abbia sviluppato almeno qualcuno di questi singolarmente:

La sintesi è ben espressa con un film che ha la lunghezza del copione in una manciata di pagine dando molto più spazio alle mute intese, alle espressioni e alle riflessioni e quindi alla fantasia, e tutto ciò rappresenta un punto di forza visto che quasi ogni frase pronunciata dai personaggi esprime un mondo di sensazioni, non a caso diventa citazione nel prosieguo del tempo. Inoltre nella prima visione non c’era la voce narrante fuori campo, questo espandeva ancora di più lo spazio per le riflessioni e gli interrogativi.

Ci sono 7 diverse versioni del film per vari motivi e varie esigenze sia della produzione che del pubblico che del regista. Confesso di non averci capito molto al primo passaggio data la mia tenera età e il film originale e complesso, molte cose sono state spiegate solo successivamente con le versioni migliorate, ma su questo è stato scritto tantissimo.

——— Voight Kampff

Spettacolare simulazione del test di Touring rinominato test Voight Kampff. Le domande sono create ad arte e con una immaginazione inaudita. Le continue interruzioni del soggetto tradiscono il nervosismo e creano un’atmosfera tensiva e fastidiosa che a sua volta risponde aggressivamente per mostrare intelligenza, un po come sovraccaricare metodicamente un computer per misurarne le prestazioni…Alla fine Leon va in BSOD (Blue Screen Of Death)  😀 , Rachel invece attinge dai coprocessori le risorse per aggirare l’ostacolo con successo quasi corteggiando il suo interrogatore e sfoggiando le sue peculiari caratteristiche femminili (o presunte tali) 😀 :

“…

Holden: Sei in un deserto, stai camminando sulla sabbia e all’improvviso…
Leon: Questo è già il test?
Holden: Sì, sei in un deserto, stai camminando sulla sabbia e all’improvviso…
Leon: Quale?
Holden: Cosa?
Leon: Quale deserto?
Holden: Non ha importanza quale deserto, è del tutto ipotetico.
Leon: Com’è che mi ci trovo lì?
Holden: Magari sei infastidito o forse volevi stare per conto tuo, chi lo sa… Guardi in terra e vedi una testuggine Leon, arranca verso di te…
Leon: Testuggine? Che cos’è?
Holden: Sai cos’è una tartaruga?
Leon: Sicuro.
Holden: Stessa cosa.
Leon: Mai vista una testuggine… Però ho capito che intende.
Holden: Allunghi una mano e rovesci la testuggine sul dorso, Leon.
Leon: Inventa lei le domande, signor Holden? Oppure gliele scrivono?
Holden: La testuggine giace sul dorso, la sua pancia arrostisce al sole rovente, agita le zampe cercando di rigirarsi, ma non può. Non senza il tuo aiuto. Ma tu non la aiuti…
Leon: Come sarebbe non la aiuto?!
Holden: Sarebbe che non la aiuti. Perché, Leon? [Leon è innervosito] Sono solo domande Leon. In risposta al tuo quesito, c’è chi le scrive per me. È un test concepito per provocare una reazione emotiva… Continuiamo? [Leon annuisce] Descrivi con parole semplici solo le cose belle che ti vengono in mente: riguardo a tua madre.
Leon: Mia madre?
Holden[ultime parole]: Sì.
Leon: Sai che ti dico di mia madre? [Leon gli spara]

e Rachel (Sean Young)

Rachael: Posso fumare?
Deckard: Non pregiudica il test. Va bene, io le farò una serie di domande. Si rilassi e risponda più semplicemente che può. È il suo compleanno, le regalano un portafoglio di vitello…
Rachael: Non lo accetterei. Inoltre, denuncerei la persona che me lo ha dato alla polizia.
Deckard: C’è un bambino, le mostra la sua collezione di farfalle, le mostra come le uccide.
Rachael: Lo condurrei dal dottore.
Deckard: Sta guardando la televisione, improvvisamente si accorge di una vespa che le cammina sul braccio…
Rachael: La uccido.
Deckard: Sta sfogliando una rivista e ci trova un inserto con una ragazza nuda…
Rachael: Il test è per decidere se sono un replicante o una lesbica, signor Deckard?
Deckard: Non risponda con delle domande… La mostra a suo marito, e a lui piace tanto che la appende nella vostra camera da letto.
Rachael: Non glielo permetterei.
Deckard: Perché no?
Rachael: Dovrei bastargli io.
[…]
Deckard: Un’altra domanda. Sta assistendo ad una commedia e in scena si svolge un banchetto, i convitati degustano un antipasto di ostriche crude. La prima portata consiste in un cane bollito.

 

Bella! eh!?

Direi bella e complicata come si addice a una donna replicante in crisi di identità e dalla longevità indefinita alla quale nessun maschietto può sfuggire, senza almeno innamorarsi un po. Fantasticando per un momento penso che nel caso di Rachel la “sindrome di  matusalemme” fosse quasi voluta per rendere “eterna” la sua bellezza 😀 e nell’immaginario collettivo rimane tra le più belle macchine di genere femminile mai pensate (il robot pensante è sempre uomo fino a Rachel e le restanti idee di macchine di genere femminile sono solo bambole senza anima)…Un vero paradiso per noi Nerd 😀

———- L’Amore

…era stata girata anche qualche scena di nudo, poi tagliata ed eliminata dal film, …sarebbe stato troppo nel 1982.

———- Coming Out

Rachael: Io non sono nel business, Io SONO il business!

———- L’Ironia

 

“Chew, se solo potessi vedere quello che ho visto con questi tuoi occhi!”

———- Amicizia

La Fiducia, l’Amicizia, l’amicizia negata e la solitudine (su questi temi entriamo in un mondo che tocca alcuni angoli personali molto profondi e anche delicati del mio pensiero e a cui tengo molto, ma comunque comuni alla vita di tutti):

Io faccio amici. Giocattoli. I miei amici sono giocattoli. Li faccio io. È un hobby. Io sono un progettista genetico. (J. F. Sebastian)

  • Pris: Quanti anni hai?
    J. F. Sebastian: Venticinque.
    Pris: Hai qualche male?
    J. F. Sebastian: “Sindrome di Matusalemme”.
    Pris: Che cos’è?
    J. F. Sebastian: Le mie ghiandole stanno invecchiando troppo presto.
    Pris: Perché stai sulla Terra?
    J. F. Sebastian: Sì. Mi hanno scartato alla visita… Comunque, non mi dispiace, qui!
    Pris: Mi piaci così come sei.
———- Malinconia

Intitolerei sveglia malinconica o tristezza. Anche questo tema, in me, tocca e fa vibrare corde sepolte nei meandri della mia mente contorta.:

“Brutto vivere nel terrore, vero? Niente è peggiore di avere una vita che non è una vita!”

il tema della Vita viene ripreso molte volte nel corso del film. Qui è quasi un insulto per una vita mediocre (verso gli umani) o troppo corta (verso le macchine). Vita corta, tra l’altro, introdotta artificialmente per permettere il controllo dagli stessi umani terrorizzati dal pericolo di perdere il primato di superiorità, un po come si faceva con gli schiavi di colore nel diciassettesimo secolo con la privazione della Libertà:

 Peccato però che lei non vivrà! Sempre che questo sia vivere…

a mio avviso il “lei” in questa frase è molto dubbio e molto aperto ad interpretazioni. Il riferimento è a Rachel, ma c’è un “corto circuito” tra la scena dell’origami unicorno che svela la possibile natura artificiale dello stesso Deckard…che quindi potrebbe anche lui stesso essere affetto da “obsolescenza programmata”…

———- Autoironia

Autoironia e Realismo:

“Pris: Moriremo, noi siamo stupidi.”

è goffo il tentativo di ambire all’Umanità con la citazione del motto Cartesiano “Cogito ergo sum”…

Io penso, Sebastian, pertanto sono. (Pris)

———– Scacchi – L’immortale

Regina in Alfiere 6: scacco. (…)

Quello che segue è un percorso per incontrare il Creatore o metaforicamente l’incontro col Padre artefice come Gesù con Dio…la partita a scacchi è la celebre “L’Immortale” partita tra Adolf Anderssen e Lionel Kieseritzky, giocata a Londra nel 1851 in cui il vincitore nel corso della partita sacrifica quasi tutti i pezzi pregiati in cambio di una posizione forte contro cui l’avversario non può reagire ma solo perdere. Metaforico riferimento alla breve vita di un eroe guerriero che con lume e intelligenza sacrifica tutto per ambire alla Gloria eterna…

Credo di aver ereditato da questo film la mia passione per gli scacchi, capostipite di tutti i giochi di logica, strategia e tattica con assoluta mancanza della componente casuale…la Gloria (metafora del Merito in questo gioco) la puoi conquistare solo con i tuoi mezzi. Non ci sono scorciatoie o scuse, la vittoria va sempre e inesorabilmente al più bravo e mai al più furbo.

———– La Morte

e finalmente la Morte:

  • Roy Batty: Non è una cosa facile incontrare il proprio artefice!
    Eldon Tyrell: E che può fare per te?
    Roy Batty: Può l’artefice ritornare su ciò che ha fatto?
    Eldon Tyrell: Perché? Ti piacerebbe essere modificato?
    Roy Batty [riferito a Sebastian]: Resta qui. Avevo in mente qualcosa di un po’ più radicale…
    Eldon Tyrell: Quale… Quale sarebbe il tuo problema?
    Roy Batty: La morte.
    Eldon Tyrell: La morte… Be’, questo temo che sia un po’ fuori della mia giurisdizione, tu…
    Roy Batty: Io voglio più vita, padre!
    Eldon Tyrell: Abbiamo i nostri limiti. Produrre un’alterazione nella evoluzione delle strutture di una vita organica è fatale. Un codice genetico non può essere corretto una volta stabilito.
    Roy Batty: Perché no?
    Eldon Tyrell: Perché entro il secondo giorno di incubazione, ogni cellula che sia stata sottoposta a mutazioni reversibili da luogo a colonie involutive: i topi abbandonano la nave che affonda, e poi la nave… affonda.
    Roy Batty: E attraverso una ricombinazione delle EMS?
    Eldon Tyrell: Un tentativo già fatto. L’etilmetano solfonato è un agente alcalinizzante, un potente mutante che ha creato un virus così letale che il soggetto era morto prima di lasciare il tavolo.
    Roy Batty: Allora una proteina repressiva? Che blocchi le cellule operanti…
    Eldon Tyrell: Non impedirebbe la riproduzione, ma ciò darebbe luogo ad un errore nella replicazione in modo che il DNA di nuova formazione comporterebbe una mutazione e si avrebbe di nuovo un virus. Ma questo… Tutto questo è accademia. Siete stati fatti al meglio delle nostre possibilità.
    Roy Batty: Ma non per durare…
Rassegnazione e Pentimento
  • Eldon Tyrell: La luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo. E tu hai sempre bruciato la tua candela da due parti, Roy. Guardati: tu sei il figliol prodigo. Sei motivo d’orgoglio per me.
    Roy Batty: Ho fatto delle cose discutibili…
    Eldon Tyrell [ultime parole]: Anche delle cose straordinarie, Roy. Godi più che puoi!
    Roy Batty: Cose per cui il Dio della biomeccanica non ti farebbe entrare in paradiso… [bacia Tyrell, poi lo uccide cavandogli gli occhi con i pollici e stritolandogli il cranio]
————- Leggenda

La frase Leggendaria la ripropongo in originale visto che sono state scritte enciclopedie… 🙂

“I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion. I watched C-beams glitter in the dark near the Tannhauser gate. All those moments will be lost in time, like tears in rain. Time to die.”

 

…a quanto pare dopo quasi 40 anni…questi momenti non sono stati persi come la scaramantica frase di Roy Batty voleva che accadesse, le lacrime sono state sublimate nella pioggia,

Roy ha raggiunto il suo scopo!

————- Epilogo

La Vita, la Morte e tutto quanto…(e grazie per tutto il pesce 😀 ) [cit. Douglas Adams]

Io non so perché mi salvò la vita. Forse in quegli ultimi momenti amava la vita più di quanto l’avesse mai amata… Non solo la sua vita: la vita di chiunque, la mia vita. Tutto ciò che volevano erano le stesse risposte che noi tutti vogliamo: “Da dove vengo?” “Dove vado?” “Quanto mi resta ancora?” Non ho potuto far altro che restare lì e guardarlo morire. (Rick Deckard).

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Ognuno di noi potrebbe aver vissuto in realtà solo pochi anni o mesi o giorni, e tutti i ricordi d’infanzia potrebbero essere innesti di memoria per garantire la stabilità mentale di una vita che non è stata. Uno di questi ricordi potrebbe essere la visione al cinema di un’opera d’arte tratta da un racconto di uno scrittore ipotetico Nexus 3  e dotato di molta fantasia (tal Philip K. Dick).

Io non mi spiego il mio sogno ricorrente nel quale mi trovo da solo, ai comandi di una grossa astronave, viaggiando tra le stelle, e stupefatto spettatore dei fantastici spettacoli che la natura e l’universo possano aver progettato per i miei occhi…

Ready Player One

 

A proposito di “Futuribile” più che di pura Sci-Fi…il mondo distopico presentato da Ernest Cline nella sua visione di sviluppo umano potrebbe essere molto “reale” nel 2045, sovrappopolazione, inquinamento, sfaldamento sociale, sfruttamento sconsiderato delle risorse…lo hanno reso decadente e invivibile. Un possibile genio visionario (James Halliday) ne fornisce una soluzione dal suo punto di vista. Progetta e costruisce OASIS, un mondo (meglio dire un insieme di mondi) virtuale in cui ogni individuo possa evadere e/o persino vivere una vita parallela a quella reale…

L’adattamento cinematografico del grande Steven Spielberg ne fa uno dei migliori film di recente produzione. Non che la mia opinione conti più dei 2 centesimi con cui posso contribuire, ma devo confessare di essere stato spettatore appagato dal grande numero di citazioni per la cinematografia, videogames, discografia in salsa anni ’80 (mitica!).

Lo stesso film nella sua interezza è un richiamo alla più recente trilogia (rispetto agli ’80) di quella leggendaria Matrix ma senza la solita componente bellicosa tra umani e macchine (filone narrativo ormai ritrito centinaia di volte). Fenomenali gli inserimenti di alcuni frammenti di Shining, l’utilizzo della Delorean, il Gigante di ferro, Gundam, mitico il “pianeta Doom” e centinaia di altri camei, citazioni, richiami, mi viene in mente che lo stesso easter egg (il premio supremo) in alcune rappresentazioni mi riportava al vecchio Alien se non fosse per quella “simpatica” simulazione della scena di Alien che esce fuori dal torace dell’ospite…

Benchè io non sia un amante sfegatato di tutte le Opere di Spielberg, il suo particolare stile di regia rende questo film godibile anche ai nati molto dopo gli anni ’80, e anche a chi non è amante del genere Sci-Fi, e nel sottofondo un corredo di pesanti messaggi da intuire e di valori invariabili nel tempo da custodire gelosamente (per mia personale considerazione, valori sempre meno apprezzati dalle nuove generazioni…).

Il mio consiglio è quello di andare a vederlo perché ne vale la pena, commentate pure liberamente!

Astronomia 3

…siamo soli nell’universo?

Esattamente nel giorno in cui viene data conferma della scoperta della prima luna in rotazione attorno ad un pianeta extrasolare, posto la prima foto della sonda NASA “TESS” la cui missione è di sostituire Kepler nell’affascinante lavoro di censimento e scoperta di nuovi mondi.

La foto è scattata per testare il buon funzionamento dei 4 sistemi di rilevazione, e come risultato credo che non sia affatto cattiva 😀

Inutile dire che ogni puntino bianco è un corpo astrale realmente esistente, rappresentazione di quello che può esserci in una piccola porzione di cielo a noi pressochè invisibile a occhio nudo.

ED: Situazioni strane o comiche, Sistemi Bizzarri, Varie no bugs

Carissimi CMDRs,

Bighellonando nello spazio con la mia nave mi sono ritrovato qualche volta in alcune situazioni particolari (forse meglio dire mi sono andato a cacciare…). Nella mia ancora molto breve carriera di pilota spaziale ho testimoniato alcuni eventi penso difficilmente ripetibili.

Non ho purtroppo preso degli screenshot da postarvi (perchè alcuni avvenuti prima di conoscere gli spacejockers) quindi dovrete un po fare un esercizio di immaginazione per ora, ma nell’articolo potrei modificare in seguito le aggiunte di qualche bel screenshot di altre rarità in cui sono sicuro di imbattermi.

Eccone uno un sistema binario con nana bianca Gliese xxxx e wolf rayet (freccia rossa sullo sfondo) il sistema aveva anche un pianetino orbitante intorno alla wolf rayet 100% metallico completamente nero  😮  :

Questo diavolo di Elite “pericoloso” ti presenta realmente delle situazioni uniche anche se partorite da una mente di latta… e sorvolando velocemente su le sorprese da novizio come il sistema di Proxima Centauri e l’incredibile lunghezza del viaggio in supercruise per raggiungere lo Hutton Orbital distante 0,22ly dal punto di arrivo vicino la stella principale (circa 1 ora e 20 minuti di tempo reale se non si perde tempo con i segnali sconosciuti…) 😮  o l’effettiva mappa della Terra con i corretti continenti e un discreto grado di dettaglio…

Sui sistemi bizzarri gli spacejocker hanno postato alcuni screenshoot veramente da cartolina, vi invito a guardarli nei vari diari,ne vale veramente la pena.

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Non posso non menzionarvi di essermi imbattuto in un sistema ternario composto da:

  • una nana bianca e suoi jet cone;
  • una classe B (supergigante blu);
  • e una classe T taury

anche molto vicine tra loro, uno spettacolo inquadrarle tutte e tre contemporaneamente in un angolo di visuale stretto…sono rimasto 5 min fermo a fissare il video a bocca aperta, …era da fare un bel sefie in effetti 😉 non ricordo più il nome 🙁

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Premettendo che se dovessi grossolanamente priorizzare le varie specialità di ED metterei al primo posto il combattimento (Bounty Haunting e mission massacre sopratutto), subito seguito dall’esplorazione (che ancora devo provare per bene), poi il commercio, il trasporto passeggeri, il minatore…ecc. (approfitto per dire che è un peccato non poter cambiare nave se non si è nella stessa base…) Nell’ambito del combattimento puro le mission massacre sono il massimo e le più difficili, ci vuole una buona nave fittata bene e un discreto skill per portare la pellaccia in salvo dopo una sessione, trovo l’Alliance Chieftain perfetto per questo tipo di missioni, ho appena finito di fittare un Krait mkII che invece va avanti all’infinito nelle RES perfino hazardous se fittato bene e con il caccino al seguito, però il costo dell’assicurazione inizia ad essere molto rilevante (il mio si aggira attorno ai 5 milioni per il Krait)…Cercate di non farvi prendere dalla frenesia di provarlo subito se non è ben fittato rischiate di perdere molti soldi come è accaduto a me: 2 morti consecutive in una stupida mission massacre: con la prima esplosione ad opera della polizia per fuoco amico mi hanno dato l’ipoteca con esilio sulla nave punitiva e (dopo aver pagato le taglie) sulla seconda esplosione ho dovuto vendere un Dolphin perchè l’assicurazione non copriva…che brutta situazione) dopo questa esperienza mi sono chiesto qual’è la percentuale minima di hull ammissibile (per es col Chieftain) prima di scollare il deretano dalla zona di combattimento? e mentre mi chiedevo questo e schiantavo l’ennesima Piton in RES hazardous mi ero dimenticato che lo Hull era al 36%, finiti tutti i limpet repair,  cannons e multicannons out of ammo, AFMU a zero, ero già col dito sul FSD e mi compare sullo scanner una Gunship…ho pensato queste me le mangio a colazione solo con i beams, faccio l’ultimo bounty e poi taglio la corda…che ingordo!

DECISIONE ERRATA!,

per una serie di circostanze sfortunate ho perso gli scudi subito e mentre ci scambiavamo potenti colpi a scudi abbassati, non avendo più colpi balistici (efficaci contro lo scafo senza scudi) ma solo laser faticavo non poco a far scendere la % di hull del mio nemico, alla lotta mi si è alleata una cobra,…arrivati entrambi io e il mio nemico, sotto il 10% di integrità già molto oltre il limite minimo prefissato per me e con oltre 8 milioni di bounty nel cruscotto da rivendicare, decido di scappare.

Chiudo gli hardpoint e attivo il mio FSD, ricevo un paio di colpi di laser, COCKPIT BREACHED!, altro colpo  sul c…retro, credo il mio scafo al 5%, ma la Gunship al 2%…mentre l’FSD caricava facevo manovre evasive per evitare colpi, boost, ENG e manetta al massimo, hull al 3%…,2%…, 1%…

Quello che è successo dopo sarà durato qualche decimo di secondo: mi è comparso il messaggio con circa 400.000 cr bounty reward e il conteggio alla rovescia del FSD attivo con audio ovattato dal cockpit rotto, quando ormai le dita premevano tasti a caso ho realizzato di essere ancora con tutte (quasi) le molecole del mio corpo a posto.

fiuuu!…

punto il mio naso verso la base più vicina e aumento il capacitore SYS al massimo per ri-scudare…nei 30 secondi successivi sono in attesa solo; Io; e il rumore della mia fiatella… mi cade l’occhio sulla percentuale di integrità dello scafo:

0%!!! <- ZEROPERCENTO!!!

Facendo mente locale, mentre cercavo di sfuggire, devo aver preso l’ultimo colpo di laser che ha portato il mio scafo a qualche decimale 0,x% (non viene visualizzato) per cui la mia nave si è tenuta con gli elastici, nastro adesivo e qualche ciappetta, mentre il cobra deve aver sferrato il colpo di grazia alla Gunship. Credo sarebbe bastato meno di una scoreggia ancora per farmi fuori o come avrebbe detto un amico “…un tremito nella FORZA…” 😀 😀

Non descrivo come ho eseguito l’appontaggio con la tuta marrone bagnato…, vi dico solo che per entrare dal boccaporto della base andavo a 30 con i carrelli già estratti e quando finalmente ero in sicurezza atterrato, 30 secondi di immobilità…poi una sequenza di “ma Poor… £/%&%(£@#@[]#@!!!”, sigaretta, “ma Poor… P….!!!

Non sapevo se gioire per esserne uscito vivo o strapparmi i capelli per aver corso un rischio inutile del valore di una quindicina di milioni… 😀

 

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L’ultima volta che mi sono collegato per inespertirmi con L’Hotas ho acquistato una sidecaccher non fittata… un po di cannyoning, poi sono andato in una RES high non per far soldi, ma solo un po di manovre, dopo una mezz’oretta di su e giù, accelera, frena, schiva, spara, fuggi, ritorna e aver provato a raccogliere qualche pezzo lasciato dai distrutti con lo scoop, ho scorto davanti a me un grosso relitto, mi sono avvicinato per vedere meglio e, non era un relitto ma una Anaconda intera della polizia che ruotava su tutti gli assi con lo hull al 10%, quasi tutti i sottosistemi a zero a parte il Power, il Distributor, il generatore di scudi e lo scanner,…non mi era mai capitato di incontrare una nave da combattimento così grossa ma inoffensiva andare alla deriva come un qualsiasi asteroide ruotando all’infinito senza controllo sui 3 assi …(benchè avesse ancora gli scudi non sarei riuscito a distruggerla neanche volendo coi miei laserini sparamolecolediariafritta) ho cercato di inespertirmi col joistick manovrando e spingendo con la piccola massa del cartawinder e i thruster per stabilizzarla…ma credetemi ci sono riuscito solo dopo più di un’ora di manovre complicatissime e le mie spinte hanno si stabilizzato le rotazioni ma hanno anche conferito una velocità pari alla mia massima manetta…a quel punto sono andato via felice per l’impresa. 🙂

Ora manovro con l’Hotas come un pilota Elite e Dangerous  😀

20181011 Piccolo avviso ai naviganti: solo su piattaforma PS4, i Thrustmaster Rudder pedals  TMRP che si collegano con il HOTAS 4  e aggiungono 3 assi supplementari purtroppo non vengono riconosciuti da ED! nonostante la licenza ufficiale di Thrustmaster, Frontier, per adesso non supporta questo ulteriore controller opzionale!

——————————————————– UPDATE 20181005

Avevo appena pubblicato questo articolo su le possibili bizzarrie del Creatore di questo universo di gioco subito dopo aver iniziato il mio primo viaggetto test dietro l’angolo del sistema solare cercando di raggiungere una piccola nebulosa (Coalsack), nel mio path ho inserito una tappa in un curioso sistema che attirava la mia attenzione (notato in mappa galattica) una stella di Classe ‘O’ molto rara…il sistema HIP63835 (corretto), sarebbe stata la mia prima stella si classe ‘O’.

Già in mappa galattica veniva visualizzato con una misteriosa leggera “nebbia” intorno…bene, giusto ieri raggiungo questa tappa, attivo il salto, azzero la manetta e mi godo il viaggio…

Appena esco dal salto il video si satura completamente di un bianco intenso, l’intero angolo di vista del cockpit è completamente bianco!, dopo che i miei occhi si sono abituati alla luce accecante manovro per selezionare l’astro e scansionarlo, nel far questo noto una linea orbitale molto vicina alla superficie della enorme stella con il marker di un segnale che però non evidenziava nulla…

Finita la prima scansione seleziono il nuovo marker per ri-attivare la scansione, ma non succede nulla, mi avvicino lentamente per non essere inghiottito nell’inferno bianco, il radar di selezione però mi restituisce il disegno di astro che non avevo ancora visto prima…arrivo fino a 5 ls di distanza ma non succede nulla, a questo punto decido di visualizzare la mappa di sistema…

Il mio stupore è massimo! (perdonate la qualità pessima della foto fatta con un cell del video, cercherò di migliorare appena possibile):

OMG! Se il Creatore avesse voluto stupire qualcuno, credo che si sia fatto trascinare un bel po oltre l’immaginabile.

Un Sistema che comprende 17 corpi stellari di cui ben quattro molto rari! e alcuni pianeti in un intreccio gravitazionale complesso:

  • 2 sottosistemi binari che comprendono rispettivamente il primo con una Stella di classe ‘O’ e un BUCO NERO che gli orbita intorno, il secondo con ben 2 BUCHI NERI in rivoluzione tra loro;
  • intorno ai 2 buchi neri ruotano 4 nane brune e 2 giganti gassosi
  • intorno a tutti questi corpi ruotano altri 6 sottosistemi tra cui
  • uno con un ‘gigante d’acqua’
  • un altro con una stella di classe ‘A’ (come se fosse comune trovarla in giro)
  • altri 4 minisistemi a 2 stelle
  • pianeti vari, perlopiù ricchi di metalli

Non so quanto sia comune trovare un sistema del genere e ne se ne troverò altri ancora più stupefacenti, ma la visita è veramente  consigliata a tutti gli esploratori! 🙂

——————————————————– UPDATE 20181010

Ogni pilota che si vanti di essere riconosciuto tale dovrebbe fare un viaggetto sulla superficie di un mondo con gravità oltre i 3 terrestri.
Con tale premessa, ieri, ho provato sullo scafo della mia Asp quanto può essere complicato e dannoso un approccio “superficiale” in condizioni di 3 gravità terrestri e con una coda di evento inaspettata e quasi drammatica…Di ritorno dalla gita di esplorazione fuori porta con circa 9 milioni di dati cartografici e qualche canister trovato in giro (che bello trovare 1 tonnellata d’oro o di palladio tutta insieme 😉 ) ho pensato di rendere rotondo anche il numero dei magazzini di metalli che sono molto utili per varie cose, infine dovevo soddisfare la mia curiosità esplorativa in condizioni di gravità pesante…

Quindi senza perdere tempo nel racconto dell’atterraggio, già ben documentato da CMDR WOLF  qui , mi sono schiantato sulla superficie, pur con scudi al massimo e thruster in frenata la integrità dello scafo è sprofondata al 48%.

Finalmente atterrato, mi lecco le ferite, mi diverto con il rover SRV per un po, faccio il pieno di risorse, rientro, riparto.

Anche il decollo fornisce un idea della gravità accentuata: in hovering stazionario in quota, i truster rimangono sempre accesi e basta picchiare di 15 gradi per innescare una caduta più o meno controllata, inoltre è ben percepibile anche il ritardo per risalire di quota coi i thruster al massimo…
Comunque, punto il mio naso a 90 gradi per uscire con manetta al max, e nell’attesa di prendere quota, faccio un giro in mappa galattica e nell’inventario, seleziono il waypoint…il tutto sarà durato circa 5 minuti, ritorno ai comandi. L’altimetro misurava 250km dalla superficie, provo inutilmente ad attivare FSD per il salto ma la destinazione era occultata dal pianeta, muovo un po la nave per individuare la destinazione, decido di selezionare la stella del sistema in cui ero (Binario con due classe O) per andare in SC, attivo FSD e mentre carica manovro per trovare il punto di uscita…

dopo circa un 6 o 7 secondi primo allarme di surriscaldamento :O …???…

guardo il FSD era a circa metà carica …???…

temperatura a 180 gradi in rapido aumento …c…o!…

un secondo per decidere e penso (erroneamente, poichè andavo in SC e non in hyper) che se si attiva il FSD con temperatura oltre i 200 gradi per i circa 10 secondi di salto, farò in tempo a fondermi con il tunnel spaziotemporale…

Decisione critica: disattivo FSD,

temperatura a 240-250 gradi,

primi malfunzionamenti dei moduli, PANICO!, cosa faccio?

Cerco di livellare la nave in hovering,

intanto un malfunzionamento al portello di carico,

tra mille scintille e fumo in cabina il radar mi segnala che la nave stava espellendo i canister di oro, palladio, ecc, così faticosamente ottenuti.

Provo a ritracciarli per riprenderli a bordo, ma mi ritrovo con il muso in picchiata verso la superficie del pianeta,

vedo i canister allontanarsi da me alla velocità della luce cadere verso il pianeta e 1000 allarmi di malfunzionamento di tutti i moduli.

In tutto il casino la cosa peggiore è che non capivo cosa succedeva!, mentre la mia nave si stava disintegrando con me dentro.

OK! abbandono i canister, livello la nave e inizio a pregare in Klingoniano antico.

Lentamente la temperatura inizia a calare, la caduta verso il pianeta si arresta e dopo un paio di lunghissimi minuti gli allarmi cessano. Faccio un rapido rapporto danni: lo hull a 19%, i moduli variavano tra il 30% e il 90% di integrità, attivo l’autoriparazione ma evitando i thruster, uso i materiali per restockare l’autoriparazione, riparo tutto il possibile ma non i thruster che mi tenevano appeso per i capelli (la riparazione può esser fatta contestualmente allo spegnimento del modulo).

Finalmente tiro un sospiro di sollievo e cerco di capire cosa è andato male: l’enorme gravità del pianeta e il sostentamento continuo dei motori li aveva riscaldati a circa 45 gradi, l’attivazione del FSD fa innalzare la temperatura del motore con un gradiente proporzionale alla gravità a cui è sottoposto (infatti nel caricamento l’FSD innalzava la temp di circa 10 gradi al secondo, inoltre più si innalza la temperatura più tempo ci vorrà per ridurla) e partendo da quasi 50 gradi di base in pochi secondi mi sono ritrovato con la nave che stava letteralmente fondendo a più di 250 gradi, mentre il malfunzionamento del portellone hangar faceva cadere i canister dalla nave.

A questo punto, direte che chiunque sano di mente sarebbe scappato a gambe levate da quel sistema! …e invece no! 😀
Sono ridisceso sul pianeta cercando di mantenere la stessa verticale per cercare di ritrovare le 10 tonnellate di canister persi. 😀

Mentre monitoravo la caduta controllata riparavo i thruster dal 90% al 100%

Atterraggio perfetto, ma notte nera e buio pesto, rover SRV in giro a caso sulla superficie. Quando stavo per abbandonare, ricevo un segnale di PoI, mi dirigo lì e trovo (davvero non so come) 6 tonnellate di canister di altri materiali, però il mio oro non c’era più :(( .

Vabbè! per oggi è abbastanza!, mi sta bene!, riparto di nuovo, stavolta faccio tutta la procedura di fuga perfettamente, e finalmente abbandono questo avventuroso pianeta riprendendo il viaggio sulla via del ritorno.
Annoto che facendo tutto perfettamente la temperatura raggiunge comunque gli 80 gradi al suo picco massimo. Fate MOOOOLTA attenzione cari esploratori! I pianeti che superano di almeno 2 volte la gravità terrestre vanno gestiti con moooolto rispetto 😉

 

——————————————————– UPDATE 20181024

…Alla fine l’ho fatto! 😀

…cosa!? …il matrimonio? l’acquisto di una Ferrari? una colonscopia? COSA!?…

Ebbene, l’atterraggio su Achenar 3

…ci ho messo un po di tempo per ottenere i permessi di Achenar prima, poi ho acquistato la solita sidewinder da offrire in tributo agli Dei di Frontier e mi sono diretto sul fatidico pianeta da 6,73G terrestri. Questa volta volta usando tutte le accortezze per evitare un veloce trapasso, pur con thruster di classe D, sono atterrato sul pianeta. In realtà è molto meno difficoltoso di quanto si creda, bisogna solo essere moolto attenti all’altimetro e reattivi e alla manetta, inoltre ci sono un paio di tecniche distinte per un atterraggio sicuro.

Quindi all’approccio col pianeta e volo orbitale e glide ridurre al minimo l’angolo di attacco fino a -20 gradi di picchiata è perfetto, la nave vi lascia in hovering automatico a circa una ventina di km di quota e livellati, qui iniziano i problemi: ogni volta che si sfiora per un decimo di secondo il thruster solo per scendere di quota la nave innesca una caduta fino a circa 100 m/s e per il tempo che impiega a riportare l’hovering siete almeno un km più in basso (non ho provato a tenere i thruster per più di una frazione di secondo, ma credo che l’esito sia scontato 😀 ) in questo modo mi sono avvicinato cautamente a una quota di 10km dalla superficie, Per atterrare senza troppi danni in questa maniera bisogna calcolare bene i tempi di richiamo e usare i boost se necessario e con una certa frequenza…rimane comunque molto complicato! c’è un altro modo per scendere di quota più dolcemente picchiando o rollando o cabrando la nave un po oltre i -15 gradi la nave inizia a cadere ma riportando a zero l’angolo si recupera stabilità molto velocemente (è una specie di miniglide a velocità bassa) inoltre tenendo un leggero angolo si può giostrare con la manetta la velocità con cui scendere…in questa maniera sono riuscito ad arrivare a circa 10metri di quota senza danni…il contatto col terreno anche da questa quota fa danni ma gli scudi assorbono bene. In SRV la gravità cambia solo i tempi d’azione dei razzi ma poco altro. In decollo nessun problema con l’esperienza già passata, le temperature si alzano rapidamente per il caricamento del supercruise ma nessun problema se si prepara bene l’uscita, solo una ulteriore nota: decollando con i thruster up la nave sale di quota, ma se si lascia il tasto per raggiungere l’hovering come accade sui pianeti normali, su questo si riscende per molti metri prima della stabilità! quindi fare attenzione anche alla quota per gli spostamenti rapidi sulla sulla superficie. Basta veramente una disattenzione banale per schiantarsi senza controllo.

Il Pianeta è rosso ed enorme (più del doppio del raggio terrestre) La vista della stella di classe B dalla superficie eccezionale.

Cimentatevi pure con perizia…è preparatevi a pianeti che sfiorano i 10G terrestri :O come pare abbia sentito su radio sidewinder 😀

——————————————————– UPDATE 20181031

Ieri, vagabondando per la galassia nel settore della nebulosa California, mi sono avvicinato ad una piccolissima nebulosa NGC 1333 in basso, e approdato al sistema vicino popolato 😮 .

Sistema triplo 2 classi B e 1 classe G, ma la sorpresa per la mia prima “asteroid mining base” e la bizzarria di essermi imbattuto in uno strano cloud di stelle ultradenso “2mass” con la forma di una linea lunghissima puntata verso sol che contiene circa 1000 stelle vicinissime tra loro, una specie di striscia di stelle di cui non conosco la natura…PS dimenticavo che nello stesso sistema c’è un buco nero anche che facendomi coraggio ho provato ad avvicinarmi il più possibile con l’incredibile risultato di …NIENTE! 😀

non accade nulla di ciò che mi aspettavo: risucchio mortale, esplosione, spaghettificazione, perdita di senno…NIENTE!

sono arrivato a toccarlo fino a un poco più di un km 😮 e non sono morto, le foto però sono incredibili, gli effetti di luce che è possibile ottenere non sono quasi da meno agli effetti visivi di Interstellar  🙂

——————————————————– UPDATE 20181106

Il mio viaggetto un po oltre il fuori porta mi fa conoscere la NGC1514 nebulosa planetaria con una sola stella di classe B al centro, notata nello spazio da un altro sistema vicino come una piccola macchia blu intenso senza contorni. L’ho cercata nella mappa galattica e poi visitata ospita un faro turistico (little Blu), immagini e selfie spettacolari! dovrò scaricare un po di foto con lo sfondo della California rosso-gialla con sfondo blu e gruppo insieme stella B con Barnard loop rosso e nebulosa della strega…

——————————————————– UPDATE 20181119

Trovato altro cluster di stelle ultradenso “2mass” sempre di una strana forma cilindrica il cui asse principale punta verso Sol, questa volta si trova a cavallo della nebulosa di Orione e Running Man.

“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova” se trovo il terzo cluster con le stesse modalità sospetto che ci sia qualcosa sotto 😀