Blade Runner (personale chiave di lettura)

Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell’orco. [variazione di William Blake America a Prophecy

Cari Spacejokers,

Avevo già accennato estesamente nella mia presentazione (e come potevo non farlo?…). Dovevo scrivere un articolo sul Film che, nella mia personalissima classifica, compare al primo posto in assoluto dell’intera cinematografia fantastica, e questo ottimo blog doveva avere il riferimento a una pietra miliare della fantascienza d’autore.

In verità il film è capostipite del genere ma non si può parlare di fantascienza dura e pura che invece viene relegata quasi sullo sfondo. Il genere è configurabile come thriller poliziesco che in realtà a me non piace molto, ma l’incredibile numero di spunti di originalità distribuiti in ogni fotogramma del film ne fa una vera e propria Opera d’Arte cinematografica e scenografica,…direi Poesia.

Non vi annoierò con cose già dette in tutte le salse e ripetute migliaia di volte e certamente migliori di quanto potrei fare io, però per una volta voglio vantarmi di averlo visto in prima visione ed essere rimasto folgorato a 11 anni dalla sua potenza espressiva e dalle potenzialità enormi che sarebbero emerse poi negli anni successivi. Continuo a rivederlo di tanto in tanto, fosse solo per la splendida colonna sonora di Vangelis o per ripassare i temi che forse hanno avuto anche una qualche influenza su di me rendendomi, forse, migliore. Di sicuro ho un bisogno continuo di Fantasia come un tossico con l’eroina.

Proporrò il mio personalissimo punto di vista spero con un po di originalità, anche se difficile cercarla su un opera sulla quale sono state scritte migliaia di pagine di commento.

——— Introduzione

Distopia, retrofuturismo, ciberpunk, dark, neo-noir, paranoia, postmodernismo, allegoria religiosa, sono solo un campione di tutti i concetti che sono stati sviscerati. Temi presi come spunto successivamente nel tempo per altri lavori artistici, alcuni dei quali quasi creati ex novo perché senza precedenti. A volte altri argomenti vengono sottilmente accennati, ricordo che il film è stato girato negli anni ’80 quindi va contestualizzato come calcolare la rivalutazione nel tempo di una vecchia moneta. Argomenti sfiorati come ad esempio una leggerissima nota appena percepibile nell’oceanico sottofondo dei temi riguardo il razzismo e le differenze sociali e anche di genere e quanto il personaggio protagonista Deckard ne venga intimamente influenzato.

Il semplice rapporto di indifferenza instaurato tra uomo e macchina pensante rende due mondi molto diversi e ben distinti ma non esenti da obbligatori punti di contatto.

La vastità dei temi e la portata delle riflessioni che il film pone va oltre qualsiasi altro film che io abbia potuto vedere e che abbia sviluppato almeno qualcuno di questi singolarmente:

La sintesi è ben espressa con un film che ha la lunghezza del copione in una manciata di pagine dando molto più spazio alle mute intese, alle espressioni e alle riflessioni e quindi alla fantasia, e tutto ciò rappresenta un punto di forza visto che quasi ogni frase pronunciata dai personaggi esprime un mondo di sensazioni, non a caso diventa citazione nel prosieguo del tempo. Inoltre nella prima visione non c’era la voce narrante fuori campo, questo espandeva ancora di più lo spazio per le riflessioni e gli interrogativi.

Ci sono 7 diverse versioni del film per vari motivi e varie esigenze sia della produzione che del pubblico che del regista. Confesso di non averci capito molto al primo passaggio data la mia tenera età e il film originale e complesso, molte cose sono state spiegate solo successivamente con le versioni migliorate, ma su questo è stato scritto tantissimo.

——— Voight Kampff

Spettacolare simulazione del test di Touring rinominato test Voight Kampff. Le domande sono create ad arte e con una immaginazione inaudita. Le continue interruzioni del soggetto tradiscono il nervosismo e creano un’atmosfera tensiva e fastidiosa che a sua volta risponde aggressivamente per mostrare intelligenza, un po come sovraccaricare metodicamente un computer per misurarne le prestazioni…Alla fine Leon va in BSOD (Blue Screen Of Death)  😀 , Rachel invece attinge dai coprocessori le risorse per aggirare l’ostacolo con successo quasi corteggiando il suo interrogatore e sfoggiando le sue peculiari caratteristiche femminili (o presunte tali) 😀 :

“…

Holden: Sei in un deserto, stai camminando sulla sabbia e all’improvviso…
Leon: Questo è già il test?
Holden: Sì, sei in un deserto, stai camminando sulla sabbia e all’improvviso…
Leon: Quale?
Holden: Cosa?
Leon: Quale deserto?
Holden: Non ha importanza quale deserto, è del tutto ipotetico.
Leon: Com’è che mi ci trovo lì?
Holden: Magari sei infastidito o forse volevi stare per conto tuo, chi lo sa… Guardi in terra e vedi una testuggine Leon, arranca verso di te…
Leon: Testuggine? Che cos’è?
Holden: Sai cos’è una tartaruga?
Leon: Sicuro.
Holden: Stessa cosa.
Leon: Mai vista una testuggine… Però ho capito che intende.
Holden: Allunghi una mano e rovesci la testuggine sul dorso, Leon.
Leon: Inventa lei le domande, signor Holden? Oppure gliele scrivono?
Holden: La testuggine giace sul dorso, la sua pancia arrostisce al sole rovente, agita le zampe cercando di rigirarsi, ma non può. Non senza il tuo aiuto. Ma tu non la aiuti…
Leon: Come sarebbe non la aiuto?!
Holden: Sarebbe che non la aiuti. Perché, Leon? [Leon è innervosito] Sono solo domande Leon. In risposta al tuo quesito, c’è chi le scrive per me. È un test concepito per provocare una reazione emotiva… Continuiamo? [Leon annuisce] Descrivi con parole semplici solo le cose belle che ti vengono in mente: riguardo a tua madre.
Leon: Mia madre?
Holden[ultime parole]: Sì.
Leon: Sai che ti dico di mia madre? [Leon gli spara]

e Rachel (Sean Young)

Rachael: Posso fumare?
Deckard: Non pregiudica il test. Va bene, io le farò una serie di domande. Si rilassi e risponda più semplicemente che può. È il suo compleanno, le regalano un portafoglio di vitello…
Rachael: Non lo accetterei. Inoltre, denuncerei la persona che me lo ha dato alla polizia.
Deckard: C’è un bambino, le mostra la sua collezione di farfalle, le mostra come le uccide.
Rachael: Lo condurrei dal dottore.
Deckard: Sta guardando la televisione, improvvisamente si accorge di una vespa che le cammina sul braccio…
Rachael: La uccido.
Deckard: Sta sfogliando una rivista e ci trova un inserto con una ragazza nuda…
Rachael: Il test è per decidere se sono un replicante o una lesbica, signor Deckard?
Deckard: Non risponda con delle domande… La mostra a suo marito, e a lui piace tanto che la appende nella vostra camera da letto.
Rachael: Non glielo permetterei.
Deckard: Perché no?
Rachael: Dovrei bastargli io.
[…]
Deckard: Un’altra domanda. Sta assistendo ad una commedia e in scena si svolge un banchetto, i convitati degustano un antipasto di ostriche crude. La prima portata consiste in un cane bollito.

 

Bella! eh!?

Direi bella e complicata come si addice a una donna replicante in crisi di identità e dalla longevità indefinita alla quale nessun maschietto può sfuggire, senza almeno innamorarsi un po. Fantasticando per un momento penso che nel caso di Rachel la “sindrome di  matusalemme” fosse quasi voluta per rendere “eterna” la sua bellezza 😀 e nell’immaginario collettivo rimane tra le più belle macchine di genere femminile mai pensate (il robot pensante è sempre uomo fino a Rachel e le restanti idee di macchine di genere femminile sono solo bambole senza anima)…Un vero paradiso per noi Nerd 😀

———- L’Amore

…era stata girata anche qualche scena di nudo, poi tagliata ed eliminata dal film, …sarebbe stato troppo nel 1982.

———- Coming Out

Rachael: Io non sono nel business, Io SONO il business!

———- L’Ironia

 

“Chew, se solo potessi vedere quello che ho visto con questi tuoi occhi!”

———- Amicizia

La Fiducia, l’Amicizia, l’amicizia negata e la solitudine (su questi temi entriamo in un mondo che tocca alcuni angoli personali molto profondi e anche delicati del mio pensiero e a cui tengo molto, ma comunque comuni alla vita di tutti):

Io faccio amici. Giocattoli. I miei amici sono giocattoli. Li faccio io. È un hobby. Io sono un progettista genetico. (J. F. Sebastian)

  • Pris: Quanti anni hai?
    J. F. Sebastian: Venticinque.
    Pris: Hai qualche male?
    J. F. Sebastian: “Sindrome di Matusalemme”.
    Pris: Che cos’è?
    J. F. Sebastian: Le mie ghiandole stanno invecchiando troppo presto.
    Pris: Perché stai sulla Terra?
    J. F. Sebastian: Sì. Mi hanno scartato alla visita… Comunque, non mi dispiace, qui!
    Pris: Mi piaci così come sei.
———- Malinconia

Intitolerei sveglia malinconica o tristezza. Anche questo tema, in me, tocca e fa vibrare corde sepolte nei meandri della mia mente contorta.:

“Brutto vivere nel terrore, vero? Niente è peggiore di avere una vita che non è una vita!”

il tema della Vita viene ripreso molte volte nel corso del film. Qui è quasi un insulto per una vita mediocre (verso gli umani) o troppo corta (verso le macchine). Vita corta, tra l’altro, introdotta artificialmente per permettere il controllo dagli stessi umani terrorizzati dal pericolo di perdere il primato di superiorità, un po come si faceva con gli schiavi di colore nel diciassettesimo secolo con la privazione della Libertà:

 Peccato però che lei non vivrà! Sempre che questo sia vivere…

a mio avviso il “lei” in questa frase è molto dubbio e molto aperto ad interpretazioni. Il riferimento è a Rachel, ma c’è un “corto circuito” tra la scena dell’origami unicorno che svela la possibile natura artificiale dello stesso Deckard…che quindi potrebbe anche lui stesso essere affetto da “obsolescenza programmata”…

———- Autoironia

Autoironia e Realismo:

“Pris: Moriremo, noi siamo stupidi.”

è goffo il tentativo di ambire all’Umanità con la citazione del motto Cartesiano “Cogito ergo sum”…

Io penso, Sebastian, pertanto sono. (Pris)

———– Scacchi – L’immortale

Regina in Alfiere 6: scacco. (…)

Quello che segue è un percorso per incontrare il Creatore o metaforicamente l’incontro col Padre artefice come Gesù con Dio…la partita a scacchi è la celebre “L’Immortale” partita tra Adolf Anderssen e Lionel Kieseritzky, giocata a Londra nel 1851 in cui il vincitore nel corso della partita sacrifica quasi tutti i pezzi pregiati in cambio di una posizione forte contro cui l’avversario non può reagire ma solo perdere. Metaforico riferimento alla breve vita di un eroe guerriero che con lume e intelligenza sacrifica tutto per ambire alla Gloria eterna…

Credo di aver ereditato da questo film la mia passione per gli scacchi, capostipite di tutti i giochi di logica, strategia e tattica con assoluta mancanza della componente casuale…la Gloria (metafora del Merito in questo gioco) la puoi conquistare solo con i tuoi mezzi. Non ci sono scorciatoie o scuse, la vittoria va sempre e inesorabilmente al più bravo e mai al più furbo.

———– La Morte

e finalmente la Morte:

  • Roy Batty: Non è una cosa facile incontrare il proprio artefice!
    Eldon Tyrell: E che può fare per te?
    Roy Batty: Può l’artefice ritornare su ciò che ha fatto?
    Eldon Tyrell: Perché? Ti piacerebbe essere modificato?
    Roy Batty [riferito a Sebastian]: Resta qui. Avevo in mente qualcosa di un po’ più radicale…
    Eldon Tyrell: Quale… Quale sarebbe il tuo problema?
    Roy Batty: La morte.
    Eldon Tyrell: La morte… Be’, questo temo che sia un po’ fuori della mia giurisdizione, tu…
    Roy Batty: Io voglio più vita, padre!
    Eldon Tyrell: Abbiamo i nostri limiti. Produrre un’alterazione nella evoluzione delle strutture di una vita organica è fatale. Un codice genetico non può essere corretto una volta stabilito.
    Roy Batty: Perché no?
    Eldon Tyrell: Perché entro il secondo giorno di incubazione, ogni cellula che sia stata sottoposta a mutazioni reversibili da luogo a colonie involutive: i topi abbandonano la nave che affonda, e poi la nave… affonda.
    Roy Batty: E attraverso una ricombinazione delle EMS?
    Eldon Tyrell: Un tentativo già fatto. L’etilmetano solfonato è un agente alcalinizzante, un potente mutante che ha creato un virus così letale che il soggetto era morto prima di lasciare il tavolo.
    Roy Batty: Allora una proteina repressiva? Che blocchi le cellule operanti…
    Eldon Tyrell: Non impedirebbe la riproduzione, ma ciò darebbe luogo ad un errore nella replicazione in modo che il DNA di nuova formazione comporterebbe una mutazione e si avrebbe di nuovo un virus. Ma questo… Tutto questo è accademia. Siete stati fatti al meglio delle nostre possibilità.
    Roy Batty: Ma non per durare…
Rassegnazione e Pentimento
  • Eldon Tyrell: La luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo. E tu hai sempre bruciato la tua candela da due parti, Roy. Guardati: tu sei il figliol prodigo. Sei motivo d’orgoglio per me.
    Roy Batty: Ho fatto delle cose discutibili…
    Eldon Tyrell [ultime parole]: Anche delle cose straordinarie, Roy. Godi più che puoi!
    Roy Batty: Cose per cui il Dio della biomeccanica non ti farebbe entrare in paradiso… [bacia Tyrell, poi lo uccide cavandogli gli occhi con i pollici e stritolandogli il cranio]
————- Leggenda

La frase Leggendaria la ripropongo in originale visto che sono state scritte enciclopedie… 🙂

“I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion. I watched C-beams glitter in the dark near the Tannhauser gate. All those moments will be lost in time, like tears in rain. Time to die.”

 

…a quanto pare dopo quasi 40 anni…questi momenti non sono stati persi come la scaramantica frase di Roy Batty voleva che accadesse, le lacrime sono state sublimate nella pioggia,

Roy ha raggiunto il suo scopo!

————- Epilogo

La Vita, la Morte e tutto quanto…(e grazie per tutto il pesce 😀 ) [cit. Douglas Adams]

Io non so perché mi salvò la vita. Forse in quegli ultimi momenti amava la vita più di quanto l’avesse mai amata… Non solo la sua vita: la vita di chiunque, la mia vita. Tutto ciò che volevano erano le stesse risposte che noi tutti vogliamo: “Da dove vengo?” “Dove vado?” “Quanto mi resta ancora?” Non ho potuto far altro che restare lì e guardarlo morire. (Rick Deckard).

———-

Ognuno di noi potrebbe aver vissuto in realtà solo pochi anni o mesi o giorni, e tutti i ricordi d’infanzia potrebbero essere innesti di memoria per garantire la stabilità mentale di una vita che non è stata. Uno di questi ricordi potrebbe essere la visione al cinema di un’opera d’arte tratta da un racconto di uno scrittore ipotetico Nexus 3  e dotato di molta fantasia (tal Philip K. Dick).

Io non mi spiego il mio sogno ricorrente nel quale mi trovo da solo, ai comandi di una grossa astronave, viaggiando tra le stelle, e stupefatto spettatore dei fantastici spettacoli che la natura e l’universo possano aver progettato per i miei occhi…

Ghost in the Shell: il Film [Recensione]

Era da un po’ che non riuscivo ad andare al cinema per qualche filmetto di Fatanscienza ma nei giorni scorsi sono riuscito a trovare il tempo: a dire il vero ero indeciso se vedere Life o Ghost in the Shell… alla fine la mai passione per il Giappone e per l’anime in questione l’ha avuta vinta. Ed eccomi così a parlarvi della trasposizione cinematografica del famoso Manga (prima) e anime (poi nel 1995) di Masamune Shirow. Anche il fatto di avere l’opportunità di vedere il film in IMAX mi ha dato un incentivo in più: di solito l’effetto WOW è garantito!

C’è ancora qualcuno che non conosce Ghost in the Shell? beh con questo film avrete tutte le risposte che nel manga/anime erano solo nel vostro immaginario! e anche troppo! il Film in versione Fanta-supereroi-americani vi spiattella tutto fin dall’inizio e addio immaginazione che tanto ci aveva affascinato in passato. Eh sì, perché c’è un motivo per il quale Ghost in the Shell (assieme ad Akira, e per la TV, Neon Genesis Evangelion) è considerato l’esponente più rappresentativo di una certa era dell’anime nipponico, nonché di un modo di trattare i temi della fantascienza animistica. Ed è proprio questo stile narrativo giapponese che amiamo tanto perché lascia ampio margine di interpretazione, suggerendo le trame senza spiegarle fino in fondo. Ingarbugliati, spesso poco chiari e di forte impatto visivo, piuttosto che attenti alla chiarezza narrativa, questi film/serie sono le punte massime di un cinema misterioso che evoca più che narrare linearmente. Qui non si evoca invece proprio nulla ma si dà largo spazio all’immagine spettacolarizzata e all’azione (neanche troppo frenetica)

Invece mentre guardavo l’originale Ghost in the Shell e lo stesso Blade Runner (due opere fondamentali del genere cyberpunk tra gli anni ’80 e ’90) immaginavo (devo ammettere un po’ terrorizzato) il futuro e mi chiedevo se il ventunesimo secolo sarebbe stato come quello grigio e “malandato” dipinto da molta della narrativa di fantascienza. (Ma per fortuna un po’ di positività mi arrivava dal futuro descritto in Star Trek). Ora che siamo giunti al 2017, il cinema di stampo statunitense ci fa guardare indietro sull’onda di quel fenomeno nostalgia che porta a riproporre franchise di successo in assenza di nuove idee. Infatti, proprio quest’anno, quei due capolavori di fantascienza tornano sul grande schermo. In attesa del sequel di Blade Runner, in arrivo il prossimo autunno, il manga di Masamune Shirow, già trasposto nel sontuoso film d’animazione di Mamoru Oshii, diventa appunto un live-action ma le tematiche filosofiche e metafisiche dell’opera originale si perdono completamente e ci si conforma alle convenzioni più dozzinali del cinema d’intrattenimento per un pubblico generalista.

Per chi non ne sapesse nulla di questo genere fantascientifico: vi troverete immersi in un futuro non troppo lontano dove gli impianti cibernetici che amplificano le capacità umane sono ormai la prassi. In questo Ghost in the Shell, Il Maggiore Mira Killian è un cyborg fornito di un cervello umano anziché di un’intelligenza artificiale, singolare risultato di un esperimento della Hanka Robotics (e quindi munita di uno spirito chiamato “Ghost”). Mira collabora con la task force della Sezione 9, un’agenzia che combatte il cyberterrorismo, e dà la caccia al misterioso Kuze, un hacker che prende di mira tutti coloro che sono coinvolti nel Progetto 2501.
Inoltre quasi tutti gli abitanti di questo futuro sono “aumentati” con componenti cibernetiche (ma non si capisce perché mai queste componenti dovrebbero essere così visivamente invasive?!) ma il Maggiore, in mezzo a tutti, è un essere unico e come tale solo! Essa è anche l’unica a soffrire di allucinazioni… ma non vi dirò altro altrimenti vi svelerei quel poco che resta della vostra immaginazione! Comunque l’intera trama è incentrata su due aspetti. Da un lato essa si concentra sulla ricerca della protagonista del suo passato dimenticato (da cui appunto le allucinazioni). Dall’altro, e qui si semplifica ancora eccessivamente il messaggio dell’opera originale, si riduce tutto all’idea che la sostituzione dei corpi umani con shell artificiali sia un male.. (paura più che motivata negli anni 80-90… ora forse un po’ meno).. In definitiva si riprende parte dalla traccia del film del ’95, tentando invano di rendere la vicenda imprevedibile anche per gli appassionati, ma si tratta dell’ennesima storia delle origini dell’eroina di turno con un arco narrativo che a qualcuno potrebbe ricordare anche RoboCop…

Riguardo all’ambientazione diamo per scontato che si tratti di Tokyo così come lo è stato per il manga/anime e il film fa un lavoro notevole nella creazione della metropoli futuristica. E’ umida e grigia, vagamente retrofuturistica, nonostante lo sfarfallio eccessivo di realtà aumentata, ricordandoci vagamente Blade Runner. Direi che il fascino del disegno animato resta inarrivabile ma è stato fatto un lavoro enorme per riprodurre la stessa visione: la Tokyo del futuro, perde la decadenza e la tangibilità della versione originale divenendo una cacofonia kitsch di ologrammi pubblicitari in realtà aumentata che sembra voler rifare il verso più al sopracitato film di Ridley Scott che all’apparato visivo del manga-anime.

Il film ha anche dovuto affrontare la spinosa controversia sul whitewashing per la scelta di affidare a Scarlett Johansson il ruolo della protagonista, Motoko Kusanagi, qui ribattezzata Mira Killian. Siamo anche disposti a passare sopra al discorso etnico, in fin dei conti si tratta di un cyborg dall’aspetto sintetico, se non fosse che il whitewashing invade anche la trama relativa al background della protagonista. Potremmo definirlo un meta-whitewashing! Ma personalmente lo posso perdonare solo perché la Johansson è una delle attrici più pagate (nonché più belle) di Hollywood ed è ovvio che garantisce da sola ritorni importanti al botteghino. Molti la hanno ritenuta fisicamente inappropriata al ruolo ma io mi chiedo chi lo sarebbe stata per avvicinarsi alle proporzioni irreali dell’androide originale? Invece io ritengo che non sia affatto semplice interpretare un ruolo del genere: riuscire a essere gelida come un robot ma al tempo stesso esprimere un certo malessere interiore non è cosa da poco…

Per quanto riguarda invece il rendering grafico delle parti cibernetiche sono davvero poche le critiche che si possono muovere. Non vi è alcuna percezione di stacco tra gli elementi reali e quelli in computer grafica. Bellissimo il concept della Geisha-robot, felice coniugazione di robotica e tradizione.

Anche la caratterizzazione grafica dei personaggi risulta essere di alto profilo: la fantasia mostrata sugli impianti cibernetici è molto ampia… Forse però c’è da chiedersi perché in tutta questa fantasia di grafica e colori sfavillante, abbiano usato 2 tappi neri come occhi del (ben caratterizzato) Batou: ok che il suo personaggio originale era così ma il tutto stona in un contesto così rimodernizzato…. Molto belli poi i mezzi di trasporto, mantengono un certo stile retrò/spigoloso/aerodinamico pur con una veste moderna anche se  il mecha-design del blindo-ragno, perde la mobilità del concept originario e assomiglia a uno stile più vicino a Metal Gear.

I dialoghi tra le parti sono purtroppo alquanto ripetitivi e monotoni ma la fanno da padrone le buone scene d’azione a risvegliare l’interesse e l’effetto 3D dell’IMAX è usato con grande effetto e mi fa restare sempre vigile sulle immagini più che sulla trama.

D’altra parte, alcune immagini sono molto belle e richiamano fortemente la versione animata… tuttavia sono mostrate di fretta e senza l’enfasi che meriterebbero, come se si avesse paura di rallentare il ritmo e disturbare il pubblico moderno… Un esempio su tutti è la scena finale che è pressochè identica all’originale, dove si mette in scena la forza di volontà umana capace di travalicare un corpo disumano, spingendolo al massimo, fino a gonfiarlo e sventrarlo per mostrare tutta la propria determinazione… Questa scena così epica e emotivamente forte nell’originale passa qui invece quasi senza lasciare traccia nella nostra mente…

Insomma per dare un giudizio su una trasposizione cinematografica di un fumetto (o di una serie), va tenuto sempre tenere conto che si devono comprimere i contenuti  in due ore. Nel film Ghost in the Shell, questa compressione ha purtroppo (come immaginavo già prima della visione stessa) svilito lo spessore e la profondità del lavoro di Shirow. Esigenze di mercato impongono che il messaggio sia diluito per abbracciare la più grande fetta di pubblico possibile tuttavia se questo era l’intento credo si abbia comunque fatto un discreto lavoro. Nota positiva sui titoli di coda potrete riascoltare la colonna sonora originale dell’anime: una goduria per i sensi!

Ghost in the Shell risulta essere un film comunque godibile solo se non si conosce il manga e il successivo anime. Se invece l’opera originale è nota, il film vi lascerà con un grosso nodo alla gola e l’amaro in bocca! (e mi limito a questo) Tuttavia per i più giovani che non conoscono l’opera originale può anche essere un ottimo incentivo per conoscere successivamente meglio le sue straordinarie origini.

Vi lascio col trailer del film in italiano… a presto!

Ecco il prima trailer di Blade Runner 2049

Da poco pubblicato, si trova online il primo breve (teaser) trailer del seguito di uno dei nostri film di fantascienza preferiti.

Il film originale si tratta forse di una delle pellicole più belle in assoluto… e di questo (nostra grave mancanza) ne abbiamo parlato raramente.

Stiamo parlando di Blade Runner. Ora Online trovate appunto l’atteso sequel del film culto (diretto nel 1982 da Ridley Scott) che arriverà nei cinema italiani e di tutto il mondo nel mese di ottobre 2017, diretto da Denis Villeneuve (di cui vedremo a breve Arrival), con protagonisti Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Mackenzie Davis, Dave Bautista e Jared Leto.

Qui il primo trailer in italiano:

 

e qui in lingua originale per i puristi del genere:

Trent’anni dopo gli eventi del primo film avremo un nuovo blade runner, ovvero l’Agente K della Polizia di Los Angeles (Ryan Gosling), il quale scoprirà un segreto sepolto da tempo che ha il potenziale di far precipitare nel caos quello che è rimasto della società. La scoperta di K lo spinge verso la ricerca di Rick Deckard (Harrison Ford), un ex-blade runner della polizia di Los Angeles sparito nel nulla da 30 anni… (in realtà era impegnato con Star Wars 😀 )

Sinceramente credo che questi sequel dopo così tanti anni difficilmente potranno onorare la prima pellicola… Tuttavia rimango speranzoso più che ottimista… Ovviamente andremo a vederlo e vi daremo la nostra personale opinione, non ci resta che attendere il trailer definitivo e l’uscita al cinema… Ottobre 2017 non è poi così lontano…

Oggi nasce Roy Batty, l’androide Nexus 6 di Blade Runner

Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione… e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.

 

È uno dei monologhi più celebri della storia del cinema quello pronunciato da Rutger Hauer nell’epilogo di Blade Runner, il capolavoro diretto da Ridley Scott, interpretato da Harrison Ford e liberamente ispirato al romanzo Il Cacciatore di Androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?) di Philip K. Dick.

Ebbene, oggi ricorre una data molto importante all’interno della community degli amanti della sci-fi cinematografica: quella della data di nascita, o meglio d’innesto, del replicante Nexus 6 interpretato da Rutger Hauer.

Una ricorrenza, ovviamente, che anche noi Spacejokers stiamo festeggiando:

 

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Leggete la recensione del libro “Il Cacciatore di Androidi” fatta da LT Dino.

ED: Horizons – ecco il lancio ufficiale!

data stellare 20151216,

come molti di voi sapranno da ieri sera è stato possibile scaricare (per chi l’avesse già acquistato) l’aggiornamento a Horizons per Elite Dangerous. Molti definiscono questo upgrade come la Stagione 2, poichè in effetti è passato ormai un anno dal lancio della versione definitiva di ED.

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Ancora non ho potuto constatare particolari differenze con la Beta che era in test da un mesetto… Quindi vi rimando alla nostra precendente guida (qui) per capire le nuove meccaniche di gioco legate soprattutto all’atterraggio su pianeti rocciosi e ghiacciati (solo questi per il momento).

Intanto vi lascio con qualche screenshot fatto ieri con la versione definitiva e col video di lancio ufficiale.

la qualità delle texture mentre ci si avvicina ai pianeti è notevolmente aumentata

la qualità delle texture mentre ci si avvicina ai pianeti è notevolmente aumentata

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dismissiamo il Python e andiamo in esplorazione terrestre

ma eccolo qui ad attenderci al rientro..

ma eccolo qui ad attenderci al rientro..

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molto bello anche il passaggio da SRV a nave e viceversa…

ecco un porto planetario...

ecco un porto planetario per fare rifornimento…

paesaggi che mi ricordano Blade Runner... se non fosse per il cielo limpido..

paesaggi che mi ricordano Blade Runner… se non fosse per il cielo limpido..

e infine il video di lancio ufficiale da Frontier:

Leggete anche le altre guide su Elite Dangerous

 

Il libro è meglio!

Il libro è meglio!

.. tipica espressione che proferisce colui che termina la visione di un film tratto da un romanzo che ha già letto; chi è come me, a tale frase fa seguire un trituramento di gonadi per tutti coloro che sono a portata di voce (io generalmente mi aiuto con un megafono) spiegando per filo e per segno tutte le differenze tra il film ed il romanzo da cui è stato ispirato. Una volta, in assenza di persone, mi sono accontentato del gatto dei vicini che ho costretto ad ascoltare il mio monologo di 244 minuti sul film Sfera, tratto dall’omonimo romanzo di Crichton (per chi non lo sapesse, film e romanzo in questione differiscono l’uno dall’altro per due soli, insignificanti dettagli): preciso che mi sono interrotto nell’esporre le mie argomentazioni solo perchè bloccato da due nerboruti volontari della Protezione Animali, che mi hanno sedato a suon di sprangate sulle gengive al fine di salvare un povero gatto che si porta dietro i segni indelebili di quell’esperienza.

Il gatto dei vicini, dopo avermi dovuto ascoltare

Il gatto dei vicini, dopo avermi dovuto ascoltare

Durante il periodo di detenzione ho riflettuto (sono più stato costretto a farlo) sul perchè, salvo eccezioni, i film differiscano molto dalla storia cartacea da cui sono ispirati, ma..

COLPO DI SCENA

.. non è questo l’argomento di cui parlerò in questo articolo, bensì un suo derivato, cioè: è possibile apprezzare maggiormente un film ispirato da un romanzo da cui differisce in modo consistente, proprio perchè si è letta la fonte di ispirazione?

Ebbene sì, mi sono accorto di aver gradito di più alcuni film, proprio perchè avevo letto il romanzo da cui essi erano stati tratti; in questo articolo ne analizzerò quattro come esempio (tutti ovviamente di fantascienza, sia per la natura del blog, sia perchè sono la mia passione):

– film: STARSHIP TROOPERS; romanzo: FANTERIA DELLO SPAZIO

Starship_Troopers_-_movie_poster

Il film è un mediocre lungometraggio d’azione, che narra la storia di Johnny Rico che si arruola nel fantomatico corpo dell’esercito e combatte contro degli insetti alieni; il romanzo è invece più incentrato a muovere una critica alla società americana, descrivendo la società del futuro attraverso la vita del protagonista, che si arruola e decide di proseguire la carriera militare nella Fanteria Mobile. Avendo letto il romanzo, diviene più evidente la società in cui si muovono i personaggi del film, che viene perfettamente rispettata e per cui il libro diviene complementare al film, una sorta di approfondimento su ciò; inoltre la critica alla società americana viene mantenuta e personalizzata dal regista Paul Verhoeven ed anch’essa risaltata dalla lettura del romanzo a cui fa riferimento il film. Sia nel romanzo che nel film, all’inizio il protagonista non condivide gli ideali della società di cui fa parte, ma crescendo a livello personale all’interno della Fanteria Mobile impara a capirla ed apprezzarla.
[CMDR Nijal: action movie sicuramente apprezzabile, bello denso di testosterone. E in più non dimentichiamoci che c’è lei.. Denise Richards.]
Denise-Richards-Kiss

 

– film e romanzo: IO SONO LEGGENDA

Io sono leggenda

Un virus trasforma gli esseri umani in vampiri; Neville, il personaggio protagonista, si ritrova ad essere l’unico superstite dell’epidemia. Questa a grandi linee la trama tanto del romanzo quanto del film, ma le accomunanze terminano qui: il protagonista del romanzo addirittura è praticamente l’opposto rispetto a quello del film, a cominciare dall’aspetto fisico (uno è biondo con gli occhi azzurri, l’altro è nero) e procedendo col carattere, la metodicità con cui affrontano la quotidianità e concludendo con la cultura accademica.

Robert Neville: biondo, occhi azzurri.. vabbè come non detto

Robert Neville: biondo, occhi azzurri.. vabbè come non detto

Completamente assenti nel libro, ma estremamente apprezzate nel film, sono le scene in cui il protagonista si costruisce una vita sociale utilizzando dei manichini per simulare la vita quotidiana con altre persone, che lasciano trasparire l’umanità del personaggio ed il disagio che vive nella situazione in cui si trova, mentre porta avanti il suo obiettivo di trovare una cura per il virus nonostante il grande sacrificio che esso gli impone. Per quanto romanzo e film siano estremamente differenti, molto apprezzati nel film sono dei dettagli che richiamano ed omaggiano il libro:
– mentre il protagonista è in casa, si sentono di sottofondo dei brani di musica classica: sono i medesimi citati nel libro, che il protagonista del romanzo ascolta la notte a tutto volume al fine di coprire le grida dei vampiri che assediano la sua dimora;
– nonostante non si veda bere il protagonista del film, in alcune scene si può notare la presenza di una bottiglia di whiskey: questo perchè il protagonista del romanzo è solito ubriacarsi nei periodi di depressione;
– nel film, mentre il protagonista studia una vampira che ha catturato per testare la cura che sta sviluppando, ci si ritrova ad osservare la scena da un’angolatura insolita, che mette in primo piano il seno della vampira: nonostante il corpo della vampira sia coperto da una maglietta, quindi non si scorgono nudità, la scena appare in qualcue modo “perversa”;

Neville fa il porcello con il soggetto sotto analisi

Neville fa il porcello con il soggetto sotto analisi

nel libro, il protagonista cattura diversi soggetti per studiarli, tutti di sesso femminile e in tutti si sofferma a rimirarne il corpo con desiderio, per poi farsi dei discorsi da solo sulla moralità di ciò che sta facendo e dandosi del pervertito da solo; trovo meraviglioso come una singola scena del film riesca a rappresentare perfettamente questo aspetto, che diviene ovviamente lampante se si è letto il romanzo.

– film: BLADE RUNNER; romanzo: Ma gli Androidi Sognano Pecore Elettriche?

Blade_Runner_poster

Un bellissimo film, la cui trama è prevalentemente incentrata sul protagonista Deckard, un ex-cacciatore di replicanti che viene ingaggiato per ritirarne sei che sono fuggiti dalle colonie extra-mondo, concludendosi [SPOILER] col dubbio che il protagonista possa essere anch’esso un replicante [FINE SPOILER]. Meravigliose le ambientazioni, con la luce del sole perennemente oscurata e la pioggia che cade incessantemente, che il romanzo ci spiega essere il risultato delle guerre nucleari degli anni precedenti che hanno definitivamente rovinato la Terra, oscurando il sole con le polveri radioattive che cadono costantemente sulla superficie come piogge acide, provocando l’estinzione di quasi tutte le specie viventi del pianeta. I più abbienti sono emigrati nelle colonie extra-mondo, altri pianeti colonizzati: di questi fatti il film ci informa attraverso la pubblicità presente nei video proiettati in giro per le strade, sulle facciate dei palazzi. Ruolo molto importante lo ricopre il Voight-Kampff, un test utilizzato per riconoscere i replicanti dagli esseri umani, misurando la risposta emotiva del soggetto sotto esame; proprio l’emotività diviene il fulcro attorno a cui ruotano gran parte delle tematiche del romanzo, per cui i personaggi dell’ambientazione cercano in tutti i modi, anche arrivando ad indebitarsi, di possedere animali (solitamente replicanti, a causa dell’estinzione di quasi tutte le specie animali) e da cui scaturisce poi il titolo del romanzo che interroga il lettore sull’emotività che potrebbe avere un essere artificiale quale un androide e conseguentemente sulla natura dell’essere umano in quanto essere pensante e dotato di emozioni. Questa tematica è rappresentata dal film seppur in modo più superficiale, ma in perfetta armonia con lo stile del libro.

[CMDR Wolf974: hai citato uno dei miei film preferiti in assoluto: è anche grazie a questo film che amo la Fantascienza! Film che non può mancare nella propria cineteca! Appena sarà possibile ci ripromettiamo di dargli maggior spazio in un articolo tutto suo. Anche se forse nemmeno un saggio dedicato basterebbe…]

– film: BRAZIL; romanzo: 1984

Brazil poster

Il film Brazil non è realmente tratto dal romanzo scritto da Orwell: da esso differisce per tutto, dai personaggi alle vicende; con il romanzo però condivide parte dell’ambientazione, in cui la società opprime e denatura i propri cittadini privandoli proprio della loro umanità, utilizzandoli come fossero componenti sostituibili di un macchinario: coloro che non si conformano a questo sistema vengono inesorabilmente e spietatamente eliminati. Il film è grottesco e, nonostante la sua drammaticità, riesce a divertire e strappare delle risate, mentre mostra una società dove la burocrazia fa da padrona e soffoca le persone (in una scena molto simbolica ciò avviene anche letteralmente). La caricatura con la nostra società dove diviene importante la carriera lavorativa, l’aspetto fisico e l’atteggiarsi andando in luoghi e ricevimenti “in” è lampante; salvo pochissimi “outsiders” le persone scelgono di uniformarsi a questo stile di vita e coloro che non lo fanno, inevitabilmente spariscono: i protagonisti sia del film che del romanzo lottano e cercano di ribellarsi al sistema (non sono eroi d’azione, non lo fanno quindi in modo violento) e questo aspetto accomuna sia la storia cartacea che quella su celluloide.

al chirurgo plastico per un intervento di lifting al viso per apparire più giovane.. da innamorarsene

al chirurgo plastico per un intervento di lifting al viso per apparire più giovane.. da innamorarsene

Ciò che rende ancora più bello il film è il finale che, a seconda che si sia letto o meno il romanzo 1984, viene interpretato come lieto oppure come drammatico. Il mio suggerimento, nel caso non abbiate ancora nè visto il film nè letto il romanzo, è quindi quello di guardarsi il film, leggersi il romanzo e quindi rivedersi il film e meravigliarsi di come l’interpetazione del finale possa essere radicalmente opposta.

Concludo quindi augurandovi una buona visione ed una buona lettura e auspicandomi che abbiate apprezzato l’invito a vedere film e romanzi come complementari tra loro, per apprezzarli e goderseli di più.