Eccoci, esattamente un anno dopo il nostro primo bilancio, a raccontarvi come stiamo e a fare il punto della situazione. Come stiamo ? a parte le influenze venusiane e le indigestioni di conigli arturiani, tutto bene, grazie. E voi ?
Durante il 2016:
Abbiamo partecipato alla spedizione Distant Worlds, con risultati divergenti (io sono morto…), ma alla fine siamo riusciti ad incontrarci a Sag A.
Veniamo ai numeri, ecco la statistica sugli accessi che mostra quanti di voi si sono collegati al nostro blog.
I risultati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso? 92% di sessioni in più, 117% di visualizzazioni delle pagine in più, ed è aumentato del 62% il tempo di permanenza sul sito.
Beh, cosa ci aspetta per il 2017 ? Sicuramente festeggeremo il nostro anniversario e posteremo un reportage dell’evento. Stay tuned!!
Poliedrico.
Mutevole.
Camaleontico.
Lui, Ziggy Stardust, Starman, Halloween Jack, Nathan Adler, David Robert Jones, David Bowie, ha sempre attraversato i tempi e le mode musicali come un extraterrestre, sorvolando lievemente le più cupe materialità terrene. La notizia della sua morte ha lasciato molti interdetti.
Come può un essere dall’apparenza sovrannaturale come il Duca Bianco, non esserci più..? In ambito musicale la sua impronta è stata fondamentale nell’evoluzione di generi disparati come glam-rock, punk, new wave, synth-pop, dark-gothic, neo-soul, dance, per stessa ammissione di molti dei loro esponenti di punta.
Androgino ? Evanescente ? Come ho detto prima, preferisco “sovrannaturale”.
Noi Spacejokers ce lo ricordiamo (con il nostro solito ritardo dovuto allo spazio-tempo) anche per il ruolo di protagonista nel film “L’uomo che cadde sulla terra” (1976) e per la indimenticabile “Space Oddity” (gioco di parole con Space Odissey, ovvero “2001, Odissea nello spazio”).
L’astronauta canadese Chris Hadfield, il 12 maggio 2013 lascia il comando della Stazione Spaziale Internazionale e, prima di rientrare sulla Terra, realizza un suggestivo video musicale sulla stazione, il primo video girato nello spazio: ha imbracciato la chitarra proprio per cantare «Space Oddity» di David Bowie.
Diario del capitano.
“Lo spazio è malattia e pericolo, avvolto nell’oscurità e nel silenzio.”
Leonard “Bones” McCoy (Star Trek 2009)
Non c’è musica nello spazio. La scienza lo descrive come un luogo oscuro, silenzioso, freddo, mortale.
Ma noi siamo Fantascienza, non scienza.
Dare una definizione per la Space Music è alquanto difficile e farei almeno 3 distinzioni : musica già esistente e adattata ai film di fantascienza , musica “ambient” e Space Rock. Non parleremo invece delle colonne sonore realizzate ad hoc per film come Star Wars, E.T, Terminator, Alien, etc etc. Questo sarà il tema di un prossimo articolo.
Alcuni brani di musica classica (anche contemporanea) sono stati adattati a colonna sonora di film di fantascienza: la Sinfonia N°5 di Mahler nel film “Rollerball”, la Suite N°1 per violoncello di Bach nel film “Elysium”, il movimento Adagio dal balletto Gayane di Khachaturian in “Aliens” e “2001: Odissea nello spazio” e poi come non citare questo:
La Space music viene spesso relegata come una sottocategoria della musica New Age, associabile di conseguenza alla musica “lounge”, alla musica “easy-listening, alla musica “ambient”. Per citare uno dei pionieri della musica elettronica e della musica ambient, Brian Eno, “la musica ambient deve essere in grado di assoggettarsi a diversi livelli di attenzione da parte di chi la ascolta, senza essere preponderante in nessuno di questi. Deve poter essere ignorata quanto essere allo stesso tempo interessante.” (tratto dalle note che accompagnavano la release dell’album “Ambient 1: Music for Airports” – Brian Eno).
Un esempio di musica ambient ? Prendete il film “The Blues Brother”, verso la fine, quando stanno salendo in ascensore per consegnare il denaro all’ufficio governativo.
E’ quindi sufficiente prendere un brano strumentale, di mediocre fattura e scarsa qualità, per avere un esempio di space music?
Certamente no. Decine di autori professionisti si sono cimentati (e tuttora lo fanno) nella creazione, consapevole o meno, di Space music, a volte venendo etichettati come appartenenti esclusivamente a questo sotto-genere musicale. E non sempre erano contenti di ciò: gli stessi Pink Floyd avevano pensato all’ambientazione del loro stupendo brano “Echoes”, come all’incontro fra due pianeti nello spazio. Quando poi si resero conto che, dopo aver scritto “Astronomy domine”, “Set the control for the earth of the sun”, “Interstellar overdrive”, “Let there be more light”, venivano ormai additati come un gruppo Space Rock, decisero di darci un taglio e diedero al brano “Echoes” dei toni “acquatici”.
Abbiamo citato i Pink Floyd, come rappresentanti dello Space Rock, ma c’erano anche gli Hawkwind e i Gong, tutti gruppi di provenienza britannica, nati a cavallo fra gli anni ’60 e gli anni ’70, nel periodo cioè della corsa verso lo spazio. I loro brani erano spesso lenti, strumentali, realizzati con l’uso dei primi sintetizzatori (il nome Robert Moog vi dice qualcosa ?), di organi elettronici e densi di assoli di chitarra psichedelici. I testi, quando ce n’erano, parlavano di spazio e di fantascienza. C’era David Bowie con la sua “Space Oddity”, i Rolling Stones con “2000 light years from home”, i pacifici Beatles con “Flying”. Non molto spaziale come sonorità ma come titolo certamente si, troviamo anche Jimi Hendrix con “Third stone from the sun” e la divertente “Space Cowboy” della Steve Miller Band (fra l’altro il nome di questo blog prende spunto proprio da questa ultima canzone).
Nella prossima parte dell’articolo dedicato alla Space music, faremo una ulteriore carrellata dei gruppi ed autori più significativi, ed esamineremo il panorama musicale ai giorni nostri e quali sono i maggiori esponenti di questo sottogenere.
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