Astronomia (parte 2)

Dopo il precedente articolo sull’astronomia, continuiamo con altre immagini, questa volta di oggetti astronomici più vicini a noi.

Ringrazio per le foto Nova Edgcombe (dalla Nuova Zelanda).
Thank you Nova!

(clicca sulle immagini per ingrandirle)

Marte, il quarto pianeta
Due lune, Phobos e Deimos.
Distanza attuale dalla Terra: 116,3 milioni di km.
Il 31 Luglio 2018 Marte sarà più vivino alla terra di quanto lo sia stato negli ultimi 17 anni e sarà più brillante nel cielo di quanto lo è stato negli ultimi 60.000 anni.
Nella foto Marte è parzialmente oscurato dall’ombra della Terra. E’ appena visibile la calotta polare dell’emisfero sud.

 

 

La Luna, il nostro satellite
Distanza attuale dalla Terra: 401.496 km
E’ visibile il cratere Tycho, che prende il suo nome dal astronomo Danese Tycho Brahe. Personaggio curioso, perse il naso durante un duello e fu costretto a portare una piastra metallica (si dice fosse di argento) per il resto della sua vita. Nel film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio (e nel romanzo omonimo di Arthur C. Clarke) il cratere Tycho è il luogo nel quale viene trovato un impenetrabile monolito nero, denominato “Tycho Magnetic Anomaly-1” o “TMA-1”, lasciato da misteriosi extraterrestri quattro milioni di anni prima. A proposito di 2001: Odissea nello spazio, ne abbiamo parlato in due articoli, in merito al suo design ed alla sua colonna sonora.
La foto potrebbe apparire alla rovescia, poiche è stata scattata dall’emisfero australe.


In questa seconda foto, un ingrandimento del cratere Tycho.

Ed un ultimo scorcio della nostra Luna.

(immagini riprese con telescopio Celestron NexStar Evolution 9.25” Schmidt-Cassegrain. Obiettivo fotografico ZWO ASI1224 – CMOS Sensor)

Al prossimo articolo!

Space music (parte 1)

Diario del capitano.
“Lo spazio è malattia e pericolo, avvolto nell’oscurità e nel silenzio.”
Leonard “Bones” McCoy (Star Trek 2009)


Non c’è musica nello spazio. La scienza lo descrive come un luogo oscuro, silenzioso, freddo, mortale.

Ma noi siamo Fantascienza, non scienza.
Dare una definizione per la Space Music è alquanto difficile e farei almeno 3 distinzioni : musica già esistente e adattata ai film di fantascienza , musica “ambient” e Space Rock. Non parleremo invece delle colonne sonore realizzate ad hoc per film come Star Wars, E.T, Terminator, Alien, etc etc. Questo sarà il tema di un prossimo articolo.

Alcuni brani di musica classica (anche contemporanea) sono stati adattati a colonna sonora di film di fantascienza: la Sinfonia N°5 di Mahler nel film “Rollerball”, la Suite N°1 per violoncello di Bach nel film “Elysium”, il movimento Adagio dal balletto Gayane di Khachaturian in “Aliens” e “2001: Odissea nello spazio” e poi come non citare questo:

La Space music viene spesso relegata come una sottocategoria della musica New Age, associabile di conseguenza alla musica “lounge”, alla musica “easy-listening, alla musica “ambient”. Per citare uno dei pionieri della musica elettronica e della musica ambient, Brian Eno, “la musica ambient deve essere in grado di assoggettarsi a diversi livelli di attenzione da parte di chi la ascolta, senza essere preponderante in nessuno di questi. Deve poter essere ignorata quanto essere allo stesso tempo interessante.” (tratto dalle note che accompagnavano la release dell’album “Ambient 1: Music for Airports” – Brian Eno).
Un esempio di musica ambient ? Prendete il film “The Blues Brother”, verso la fine, quando stanno salendo in ascensore per consegnare il denaro all’ufficio governativo.

E’ quindi sufficiente prendere un brano strumentale, di mediocre fattura e scarsa qualità, per avere un esempio di space music?
Certamente no. Decine di autori professionisti si sono cimentati (e tuttora lo fanno) nella creazione, consapevole o meno, di Space music, a volte venendo etichettati come appartenenti esclusivamente a questo sotto-genere musicale. E non sempre erano contenti di ciò: gli stessi Pink Floyd avevano pensato all’ambientazione del loro stupendo brano “Echoes”, come all’incontro fra due pianeti nello spazio. Quando poi si resero conto che, dopo aver scritto “Astronomy domine”, “Set the control for the earth of the sun”, “Interstellar overdrive”, “Let there be more light”, venivano ormai additati come un gruppo Space Rock, decisero di darci un taglio e diedero al brano “Echoes” dei toni “acquatici”.

Abbiamo citato i Pink Floyd, come rappresentanti dello Space Rock, ma c’erano anche gli Hawkwind e i Gong, tutti gruppi di provenienza britannica, nati a cavallo fra gli anni ’60 e gli anni ’70, nel periodo cioè della corsa verso lo spazio. I loro brani erano spesso lenti, strumentali, realizzati con l’uso dei primi sintetizzatori (il nome Robert Moog vi dice qualcosa ?), di organi elettronici e densi di assoli di chitarra psichedelici. I testi, quando ce n’erano, parlavano di spazio e di fantascienza.  C’era David Bowie con la sua “Space Oddity”, i Rolling Stones con “2000 light years from home”, i pacifici Beatles con “Flying”. Non molto spaziale come sonorità ma come titolo certamente si, troviamo anche Jimi Hendrix con “Third stone from the sun” e la divertente “Space Cowboy” della Steve Miller Band (fra l’altro il nome di questo blog prende spunto proprio da questa ultima canzone).

Nella prossima parte dell’articolo dedicato alla Space music, faremo una ulteriore carrellata dei gruppi ed autori più significativi, ed esamineremo il panorama musicale ai giorni nostri e quali sono i maggiori esponenti di questo sottogenere.